Frank Sinatra sings for Only the Lonely (1958), per quel che ne penso, è il più bel disco di Frank Sinatra, accompagnato dall'orchestra arrangiata dal grande Nelson Riddle. Il ritratto in copertina, di Nicholas Volpe, è un dichiarato omaggio all'opera I Pagliacci di Leoncavallo. Il repertorio è tutto composto da torch song, ovvero canzoni d'amore perduto (ovviamente indirizzate ad Ava Gardner), e l'intero disco è fatto per essere ascoltato e goduto esclusivamente col buio. Canzoni che parlano di bar vuoti e bottiglie svuotate, di albe che prima o poi arriveranno. Uno di quei dischi che quando lo senti già dalle prime note capisci subito che Tom Waits lo avrà consumato sul giradischi. Nel pezzo di chiusura, One for my baby, Sinatra, accompagnato dalle note indolenti del piano, canta: "Non lo diresti mai, amico mio, ma sono una specie di poeta / E ci sono un sacco di cose di cui vorrei parlarti / E quando sono triste, non mi ascolti?". Come si fa a non amarlo?
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
domenica 1 dicembre 2024
domenica 24 dicembre 2023
una triste canzone di natale (che poteva essere ancora più triste)
Negli ultimi giorni mi sono studiato la storia, assai divertente, di un celebre standard di Natale, Have yourself a Merry Little Christmas, che almeno sul mercato americano è il sesto brano pop-natalizio più inciso di tutti i tempi, e non è poco. Molto del suo fascino agrodolce deriva dalla particolare mistura fra la malinconia della musica e l’ottimismo delle parole, le quali però sono il frutto di diversi compromessi produttivi successivi alla sua composizione. La canzone venne scritta in piena Seconda guerra mondiale, da un giovane compositore di Hollywood, Hugh Martin, che per età avrebbe potuto essere chiamato sotto le armi in qualsiasi momento; venne quindi scritta con l’ansia di dover partir soldato. Gli era stata commissionata per un film innocuo con Judy Garland, Meet me in St. Louise (1944), che parlava di una famiglia che si deve trasferire dal paesino a New York e dove lei è una ragazza che ha paura di perdere i vecchi amici e il fidanzatino (Tom Drake). L’idea della partenza alla base del film stimolò la vena creativa di Martin, ma ne venne fuori una canzone talmente triste (col primo verso che diceva “Cerca di passare un felice Natale, perché potrebbe essere l’ultimo”) che la Garland si rifiutò di cantarla e la canzone rischiò di essere cestinata perché invece l’autore la sentiva così sua che non voleva modificare il testo. A tal proposito ci sono due versioni della stessa storia su come poi vennero apportate le modifiche che ne fecero il successo commerciale che è diventato. In una, raccontata da Tom Drake (il fidanzatino della Garland nel film), Drake prese Martin sottobraccio e gli fece un discorso da adulto: “Senti, questa è una grande canzone ma non fare il testardo, lavoraci ancora, modifica il testo dove serve e vedrai che diventerà un successo”. Nella seconda, riferita da Hugh Martin, c’è Drake che lo afferra per il collo della camicia e gli sbraita contro: “Brutto figlio di zoccola, chi ti credi di essere? O aggiusti quella stronza canzone o giuro che ti appendo al muro!”. Non si sa di preciso come sia andata, fatto sta che Martin ci lavorò ancora, venendo incontro alle esigenze di produzione (col testo che da pessimista diventò speranzoso: “Datti la possibilità di passare un felice semplice Natale, lascia che il tuo cuore sia leggero, l’anno prossimo tutti i nostri problemi saranno finiti”) e la canzone rimaneggiata divenne in breve tempo così famosa, catturando evidentemente lo spirito del suo tempo, che lo stesso Martin, quando poi partì soldato per davvero e si scoprì che ne era l’autore, finì nel reparto musicale della sua compagnia, e non si fece un solo giorno di combattimento: quindi, possiamo dire, che la musica gli salvò la vita. A questo punto ci sarebbe da chiedersi se la sua canzone avrebbe avuto lo stesso successo se fosse rimasta fedele alle sue intenzioni esplicitamente malinconiche. Avrebbe toccato le stesse corde del pubblico? Chissà. Fatto sta che dieci anni dopo Frank Sinatra lo ricontattò perché voleva incidere una sua versione della stessa canzone, ma ritenendola ancora troppo triste, gli chiese di addolcirla ancora un poco, e Martin che aveva capito la lezione, seppur a malincuore rimise mano al testo. Così, coi diritti d’autore derivatigli da tutto questo lavoro che ha trasformato la sua canzone di Natale in un successo internazionale, ci ha campato il resto della sua vita.
lunedì 2 ottobre 2023
capitano tutte a me
giovedì 3 giugno 2010
viaggio in olanda in otto scatti
sabato 23 gennaio 2010
una canzone per paolo vites
NESSUNO TI AMA (QUANDO SEI TRISTE E STANCO)
Nessuno ti ama quando sei triste e stanco
Nessuno ti vede quando sei al settimo cielo
Ognuno si sbatte per i suoi quattro soldi
Grattèrò la tua schiena e tu gratterai la mia
Sono stato dall’altra parte del muro
Ti ho mostrato ogni cosa, non ho niente da nascondere
Eppure mi chiedi ancora se ti amo
Cosa significa? Cosa significa?
Tutto quel che posso dirti è
È solo show business
Tutto quel che posso dirti è
È solo show business
Nessuno ti ama quando sei triste e stanco
Nessuno ti conosce quando sei al settimo cielo
Ognuno si sbatte per i suoi quattro soldi
Gratterò la tua schiena e tu pugnalerai la mia
Ho attraversato i mari così tante volte
Ho visto lo stregone con un occhio solo guidare il cieco
Eppure mi chiedi ancora se ti amo
Cosa dici? Cosa dici?
Ogni volta che cerco di affrontare la cosa
Mi sfugge di mano
Ogni volta che cerco di affrontare la cosa
Mi sfugge di mano
Mi alzo la mattina e guardo nello specchio per vedermi
Poi mi stendo nel buio e so che non riuscirò a dormire
Nessuno ti ama quando sei vecchio e grigio
Nessuno chiede di te quando sei sottosopra
Ognuno è felice per il suo compleanno
Tutti ti amano quando sei sottoterra
giovedì 31 dicembre 2009
per chiudere l'anno in bellezza
Ava Gardner disse di quella storia: “È stato l’amore della mia vita. A letto eravamo grandi. Era sulla via del bidet che di solito cominciavano i problemi.” I'm a fool to want you dice in fondo le stesse cose in maniera un po’ più romantica. Questa qui sotto è una versione del 1957. Mentre ve ne linko qui un'altra altrettanto bella, più bluesy, di Billie Holiday. Meglio l’anno non poteva finire. Se poi vi chiedete se ci sono secondi fini o messaggi subliminali nelle mie scelte musicali (come in effetti mi è stato fatto notare) beh io vado a istinto. Magari sarebbe più utile rivolgersi al dottor Freud, no?
SONO UN PAZZO A VOLERTI
Sono un pazzo a volerti
Sono un pazzo a volerti
A volere un amore che non può essere vero
Un amore che è lì anche per altri
Sono un pazzo a tenerti
Così pazzo a tenerti
Per chiedere un bacio che non è solo mio
Per condividere un bacio che il diavolo ha conosciuto
Tante e tante volte ho detto di lasciarti
Tante e tante volte sono andato via
Ma poi arriva il momento che ho bisogno di te
E una volta ancora devo ripetere queste parole
Sono un pazzo a volerti
Abbi pietà, ho bisogno di te
So che è sbagliato, deve essere sbagliato
Ma giusto o sbagliato non posso andare avanti
Senza te