La classe è anche quella cosa per cui afferri tutte le discussioni, articoli, apologie e critiche feroci da parte di scrittori e critici, fan e detrattori, gente che capisce o meno di scrittura, che si esprime su quello che fai, e mandi tutti a fanculo con il sorriso, senza scomporti un solo attimo.
«...Ero fuori, per strada, quando ho ricevuto questa sorprendente notizia, e ci ho messo più di qualche minuto a elaborarla in maniera opportuna. Ho iniziato a pensare a William Shakespeare, la grande figura letteraria. Pensava a se stesso come a un drammaturgo. Il pensiero che stesse scrivendo della letteratura non avrebbe potuto entrare nella sua testa. Le sue parole furono scritte per il palco. Destinate ad essere recitate, non lette. Quando stava scrivendo l’Amleto, sono sicuro che stesse pensando a un sacco di cose differenti: “Chi sono gli attori più adatti per questi ruoli?” “Come dovrebbe essere messo in scena?” “Voglio veramente ambientarlo in Danimarca?”. La sua visione creativa e le sue ambizioni erano senza dubbio in cima ai suoi pensieri, ma c’erano anche le questioni più banali da affrontare. “Il finanziamento è a posto?” “Ci sono abbastanza buoni posti a sedere per i miei finanziatori?” “Dove posso procurarmi un cranio umano?” Scommetto che la cosa più lontana dalla mente di Shakespeare era stata la domanda: “È letteratura, questa?”».
Dal discorso di Bob Dylan per la consegna del premio Nobel, che si può leggere intero QUI.
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