mercoledì 11 novembre 2020

transfert

A pagina 31 della Solitudine del Satiro, Flaiano scrive: «Questa moda di presentare i nuovi libri, come i re dal balcone presentavano alla folla il principe ereditario appena nato, è recente: pochi anni fa avrebbe coperto di ridicolo gli autori; oggi si accetta come una forma di persuasione palese, un postulato della cultura di massa». È un appunto datato 1962, strettamente legato a La Notte di Antonioni, dell’anno prima, di cui Flaiano fu sceneggiatore con Antonioni stesso e Tonino Guerra. Nel film, Marcello Mastroianni, scrittore di successo, si prepara alla presentazione del suo nuovo libro, che viene descritta come un vero e proprio evento mondano, un elegante e vacuo vernissage con tanto di ospiti illustri (i veri Quasimodo, Eco, Bompiani); intanto il suo amico e opposto Bernhard Wicki, in tutto e per tutto, persino nei baffi, la copia sputata di Flaiano, è sofferente in ospedale, inappagato nella salute (dunque nella vita), nell’arte e anche nell’amore per Jeanne Moreau, moglie infelice di Mastroianni. Nella seconda parte del film nulla si aggiusta: mentre Wicki muore dimenticato quasi da tutti (pure da noi), Mastroianni, non pago del proprio successo, va a una festa, riceve una ricca ma poco etica proposta di lavoro e già che c’è seduce Monica Vitti. Insomma, se la fortuna non è cieca è di sicuro stronza. Ho sempre immaginato che tanta snobistica antipatia per le presentazioni sia derivata a Flaiano da quella sorta di transfert cinematografico per cui, a rivedersi nell’opposto di Mastroianni – che a sua volta era attore feticcio di Fellini, con cui Flaiano avrebbe litigato di lì a poco proprio perché Fellini, da regista, si prendeva ogni merito e successo del loro lavoro artistico – il Nostro un po’ sghignazzava divertito e un po’ stringeva i denti.

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