lunedì 14 dicembre 2020

arrossire

Oggi un ragazzo assai romantico che mi ricorda tanto com’ero io alla sua età, mi ha detto che ha capito che solo quando si muore si ha successo nell’arte – cosa che in buona parte credo anche io: o morti o pseudotali, ovvero simulacri – per cui ha voluto confidarmi il suo piano: fare subito molto clamore e poi morire giovane. Che mi ha fatto molta tenerezza, perché io alla sua età la pensavo uguale (morirò a trent’anni, dicevo io). Quindi, per una sorta di rispetto verso di lui e verso il me stesso che ero, gli ho voluto dire la verità. È una fesseria, gli ho detto. Nel senso che funziona solo se sei molto bravo o molto fortunato. Perché i morti bravi hanno successo, ma i morti meno bravi alla fine sono morti e basta. Ci è rimasto male. Vuoi dire che non sono abbastanza bravo? Questo non lo so, ma invece di pensare a come morire in grande, che è una cosa molto stupida, dovresti goderti di più la vita e basta, almeno quella che hai. I poeti morti, per quanto bravi siano, non si godono niente, nemmeno il loro successo. Sinceramente più sfigati di loro, per me, non c’è nessuno. Ecco allora che ascoltandomi mi sono sentito, per un attimo, diventare padre di me stesso, a darmi lezioni di vita che alla sua età non avrei voluto sentire. Non da me, almeno. Insomma, oggi mi sono guardato allo specchio e sono arrossito.