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lunedì 30 ottobre 2017

la campana

Nell’ultimo fine settimana sono riuscito a coronare un sogno che mi portavo dietro da anni: visitare i luoghi in cui ha vissuto e scritto Tonino Guerra, Pennabilli, Santarcangelo. È stata una esperienza non solo poetica ma, per certi versi, spirituale. Il testo che pubblico qui sotto l’ho scritto direttamente dopo essere stato nel giardino di casa sua, profondamente commosso da quella visita. La foto, invece, non rende giustizia a quell’esperienza, a cominciare dal fatto che le manca il suono. Dedico questo post a Ewa, lettrice assidua di questo blog, che ho incontrato a Sogliano al Rubicone iersera. È venuta apposta da Bologna per conoscermi e io gliene sono grato. 


Nel punto più alto della casa di Tonino Guerra dove lo sguardo si allarga sull’intera valle intorno c’è una campana donata a Tonino dal Dalai Lama. Con Celeste siamo saliti fin lassù e dal punto più alto di quel mondo dove tutto è verde, dispiegato nelle varie tonalità dell’autunno o mischiato col rosso e l’arancione prima che si faccia rame, ho dato un colpo secco alla campana. Dal metallo si è sprigionato allora un suono potente, che non mi aspettavo da un oggetto così piccolo. Una vibrazione che come un’onda d’urto ha fatto tremare l’aria, me, noi, la valle intorno riverberando sopra ogni cosa e attraversandola. In quella vibrazione mi sono sentito catturato in un movimento universale che già c’era ma si è mostrato soltanto in quella luce, come quando sulla ragnatela si posa l’acqua dal primo mattino. Il movimento avvolgeva ogni cosa allo stesso modo, partendo dal centro della campana e allargandosi intorno per unirle nella sua eco, nell’identico abbraccio in cui tremavo e ridevo. Mi sentivo piccolo e in perfetta armonia con tutto, tanto che poco dopo mi sono girato e una farfalla mi volava intorno contenta e si è posata sulla mia spalla a riposare.

giovedì 7 agosto 2014

chi è

Chi è
Charlie Parker

un jazzista
un sassofonista

riempie di musica il mondo

ci fa sentire un dondolìo
dentro di noi e fuori

ci fa chiudere gli occhi
sotto le palpebre fluiscono le onde

E adesso Charlie
che stai suonando Now’s the Time
la fisica ci dispensa dalle sue leggi
e ci spostiamo in un'altra dimensione

sentiamo il sassofono ancora per un po’

ma ci lasciamo dietro anche quel suono

(Ryszard Kapuscinski, da Taccuino d'appunti, ed. Forum, trad. Silvano de Fanti)

giovedì 22 novembre 2012

da qualche parte è scritto che i poeti...

Da qualche parte è scritto che i poeti
si trasformeranno in pesci
enormi pesci palla perduti nello spazio
gaudenti nella propria indifferenza.

Da domani tutto cambierà e anche
i più sensibili si arrenderanno all’evidenza
non c’è scampo per chi
degli uomini abbandona la speranza
per una verità senza conforto.

Ma restarsene in silenzio
sbocconcellare il buio in onde sottili
e pigramente avanzare incontro al sole beati
bruciate ormai le palpebre il pensiero.

lunedì 12 novembre 2012

più vado e più mi appare ovvio...

Più vado e più mi appare ovvio
come sia tutto vacuo
insopportabile persino il mio sorriso.

Se tutto finisce anche l’amore
perché cominciare una nuova fine?
Non danneggia forse l’universo
una nuova incrinatura nei rapporti
e la tensione che ne viene?

Tu che dici che viverlo è importante
(ma in vista di che? per quale scopo?)
e sei fine anche tu
anche tu ne avrai una
vuoi forse dirmi che l’amore è un passatempo
per riempire il vuoto
tra una fine e l’altra?