sabato 4 febbraio 2023

questo paese

Certi giorni penso che il paese della poesia è un po’ come il paese in cui vivo io, un paese fortemente conservatore, cattolico, campanilista, frustrato, e anche un poco fascio, un paese capace di distruggere la propria peculiare economia meridionale per trasformarsi in un posto di vacanza buono come un altro, per turisti della domenica che vengono qui a farsi il selfie che ci renderà più orgogliosi di noi. Poi chi rimane si divide in due scuole di pensiero, da una parte i puristi che si strappano le vesti inviperiti per come il paese viene invaso dai barbari che gli rubano i parcheggi e li caccerebbero tutti quanti a pedate, dall’altra quelli che se potessero appalterebbero dovunque, pure nel bagno di casa se fa cubatura utile, e se gli parli di vincoli o di verde, se gli parli di storia o di estetica ti guardano in cagnesco come se li stessi truffando. Un paese disordinato ma non barocco, un paese senza regole dove ognuno fa l’avvocato di se stesso, difende con ardore la propria causa, facendosi più forte nell’eco della propria voce solitaria o nel coro della propria banda che fa da spalla al tenore di turno, ciascuno pensando soltanto a se stesso e al proprio tornaconto. Qui dove le strade, invece di allargarsi, si fanno di anno in anno più strette per risparmiare sui metri di terra da espropriare, e si lasciano i piccoli appezzamenti vuoti piuttosto che regalarli ad altri, i frutti dolci inacidiscono in campagna perché nessuno li va più a raccogliere, e restano soltanto i vecchi a raccontarsi le favole di un tempo. Questo mio paese che tutti amano come nessun altro, ma dove tutti guardano con odio o con sospetto al proprio vicino, gli fanno il pelo e contropelo dal barbiere, e poi ogni tanto scoppiano a gridare disgustati: “Questo sarebbe il paese più bello del mondo se non ci fossero i poeti”.


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