Ci sono scrittori là fuori, alcuni profondissimi, a cui manca il senso dell’umorismo. Ne ho conosciuti. Tu fai loro una battuta e loro ti fissano ebeti, come alienati. Ti credono un idiota, ti voltano le spalle come se fossi un villano. Non ci arrivano proprio alla risata, a ridere di sé e degli altri, del fatto che siamo fatti di niente, per loro – che spesso si mettono al centro di tutto – la vita è troppo seria per essere declassata in scherzo. Probabilmente, penso, si immaginano come Amleto col teschio in mano, mentre li guardo divertito come il becchino che sta loro a fianco. Loro si vedono lì, tragicamente prossimi al teschio, sottoterra, si immaginano già dentro la fossa, si identificano con la fossa in cui cadranno. Io penso più prosaicamente che la fatica di spalare la terra per scavargli la fossa e poi ricoprirli toccherà a me, che sono povero di spirito rispetto a loro, ma ho a che fare con la terra tutti i giorni, o almeno io vedo la terra, vedo la terra intorno al buco, non fosse altro che brulica di vivaci lombrichi.
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