Stanotte ho fatto un sogno lunghissimo, che non racconto, ma in cui ero in viaggio con mio fratello. A un certo punto, verso la fine del sogno, dovevamo attraversare un confine, percorrendo un tunnel, per arrivare in un paese dall’altra parte della montagna. Davanti a noi c’era un camion molto alto e ingombrante, e visto che non potevamo superarlo sulla sinistra, mio fratello che ha una guida piuttosto aggressiva aveva deciso di superarlo passando direttamente sotto il camion. A me pareva pericoloso e provavo a dissuaderlo, ma mio fratello quando si mette in testa una cosa è quella. Stava già accelerando per infilarsi sotto il camion quando ha squillato il telefono e abbiamo sentito la voce del camionista davanti che ci rimbrottava aspramente “Ma che state facendo?” dissuadendoci dal superarlo. Lo abbiamo incontrato oltre il tunnel, in un autogrill – che assomigliava alla sala d’aspetto di un aeroporto – dove prima ci ha rimproverato a lungo, poi ci ha parlato più dolcemente, poi ci dato delle dettagliate istruzioni per arrivare nel paese che dovevamo raggiungere, infine ci ha salutato con un abbraccio. Lo abbiamo ascoltato in silenzio, un po’ frastornati dalle sue chiacchiere chiassose, persino mio fratello che si è allontanato da noi ancora più frastornato di me, e poco prima di lasciarci ho chiesto al camionista di fare un selfie insieme per ricordo. Soltanto che nella foto che abbiamo fatto insieme – ma io nel sogno un po’ me lo aspettavo – accanto a me, al posto del camionista, c’era mio padre. Ma la cosa ancora più sorprendente è che dietro di noi, seminascosto da uno scaffale, c’era Francesco Santoro che ci guardava le spalle come un angelo custode un po’ luciferino.
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