Accidioso, caustico, bugiardo, cascamorto impenitente e dalla battuta facile, brillante e spesso allusiva, col sorriso dell'eterno ragazzo che gli fa perdonare ogni cosa, Sally Meyer è l'alter ego inventato da un giovanissimo Ernst Lubitsch nella prima parte della sua carriera (negli anni '10 del '900 in Germania), quando è il principale attore dei suoi film. Sono commedie mute ancora oggi godibilissime (per quanto nella maggior parte dei casi perdute: spesso la censura, non soltanto nazista, le ha distrutte perché scritte dirette e interpretate da un ebreo che prendeva spudoratamente in giro la propria comunità di appartenenza). Formidabili gli scambi di battuta in puro stile yiddish, come quando in Meyer da Berlino (1919) viene sfidato a duello e così risponde a chi lo ha sfidato per il mattino dopo: "Io non mi sveglio mai in tempo per i duelli. Se faccio tardi, lei cominci pure senza di me" (che già anticipa Woody Allen). O come quando più romanticamente bacia una ragazza che gli piace (ma non è sua moglie) e le dice: "Ora non farti strane idee, questo è solo per dimostrarti che non sono timido". Come se ci fosse bisogno di dimostrarlo.
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