Giovane ragazza rampante, con una certa originalità del vestire, a suo modo carina, mi gira intorno per settimane mettendo il like a qualsiasi cosa io scriva – persino le scorregge – chiedendomi ripetutamente di essere il primo a leggere la sua prima raccolta. Lo descrive come un evento epocale. “Saresti il primo!” insiste. Non sta assolutamente pensando a una pubblicazione, mi dice, vuole soltanto un parere “sincero”. Io all’inizio mi nego, poi mi lascio commuovere dalla sua età e dalle foto in cui mostra con generosa eleganza il lato B e alla fine le dico sì per una lettura veloce, ma senza malintese promesse di pubblicazione. Tutto chiaro, mi dice. Come da manuale, leggo le prime poesie, un paio al centro e le ultime per farmi un’idea, e le rispondo, col maggiore tatto possibile, che la scrittura è nella media nazionale con possibilità di miglioramento se si applica un po’ di più sui versi, ma la raccolta in sé è inconsistente e piena di luoghi comuni, quindi se dovessi giudicarla “come editore” la boccerei senza ripensamenti. La ragazza mi scrive “grazie” poi scompare nel silenzio più assoluto. Passano i giorni e visto che è sparita nel nulla, penso che forse sono stato troppo duro e le scrivo: “ti sei offesa?”. Mi risponde: “no, perché dovrei essermi offesa?” quindi torna fra noi un silenzio che nemmeno in un libro di Jon Fosse lo troveresti. Finché stamattina mi sono accorto che ha cominciato già da alcuni giorni a tartassare di like un altro editore, e persino le sue scorregge.
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