Continuo a ripensare all’ultima intervista di Montanelli che diceva che il problema del nostro paese non era politico ma generazionale. Serviva una rivoluzione violenta, diceva, che spazzasse via ogni cosa. Non è la politica che è marcia, ma le ultime generazioni che sono marce nel midollo, corrotte senza esclusioni, buone soltanto a incancrenirsi nella propria corruzione. E allora, come risolvere il problema? Con un bel genocidio assistito, un suicidio di massa. Fare fuori due o tre generazioni di italiani ma in maniera chiara, pulita, senza distinzioni o esclusioni, farci fuori tutti fra di noi, sessanta milioni di persone che viste da quaggiù sono tante, ma viste da lassù, da un satellite, non contano niente sul pianeta. E poi ricominciare da capo con l’aria finalmente più pulita, con chi viene a prendersi le case. Ripopolare il paese con qualcuno che ha meno marciume di noi in corpo. Ad esempio potremmo suicidarci tutti e dare le nostre case o ai palestinesi o agli ebrei, così uno dei due popoli viene qui e l’altro resta lì e almeno un conflitto nel mondo finisce, un conflitto dove per una volta non saremmo complici ma risolutori. Ecco che in un sol colpo, col nostro sacrificio, risolveremmo il problema di due paesi e di tre popoli. Montanelli da lassù ci guarderebbe contento.
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