Ieri e oggi, per una settimana di eventi intorno al centenario calviniano organizzata dalla libreria L'Approdo ho fatto degli incontri sul lavoro editoriale a partire dai rapporti epistolari fra Calvino e Sciascia. Ieri l’incontro era con degli adolescenti che per vari motivi hanno abbandonato gli studi (dispersione scolastica) mentre oggi con i loro “fratellini” più piccoli di terza media. Anche se poi tutti gli insegnanti che conosco mi dicono con convinzione che il loro è il lavoro più bello del mondo, è anche vero – provare per credere – che è difficilissimo gestire delle persone così giovani, esuberanti, ma con un livello di attenzione che di classe in classe si fa sempre più basso col rischio che a furia di abbassarsi finisca per trasformarsi in disinteresse, non solo verso i fatti letterari, che sono pur sempre relativi, ma proprio verso la vita in tutti i suoi aspetti, dal lavoro alle relazioni affettive, al pensiero come forma di comprensione del mondo e di se stessi. Io, in tal senso, senza i libri sarei stato davvero perduto, proprio come lo sarebbero stati Calvino e Sciascia, e spero che almeno questo messaggio sia passato, indipendentemente dal fatto che quei ragazzi poi diventino dei lettori o meno. Non serve essere dei palestrati per riconoscere che l’attività fisica fa bene al corpo, anche se molti vanno in palestra soltanto per riempire uno spazio vuoto. Allo stesso modo non serve essere dei lettori per riconoscere che i libri non sono soltanto un passatempo, ma fanno bene alla salute, alcuni libri ci rendono addirittura persone migliori. E funziona anche al contrario, a volte siamo noi che scegliendolo diamo una possibilità di vita a un libro. Oggi, dopo che ho spiegato come funziona la catena editoriale (dal manoscritto a quando il libro finisce in libreria), dopo mezz’ora i ragazzi erano irrequieti perché stanchi, e un attimo prima di perderli del tutto ho detto loro che i libri che non vengono venduti in genere vanno al macero. Lì è stato bellissimo, quasi commovente, perché si è fermato tutto, la classe si è fatta silenziosa, quasi triste mentre mi guardava. – Vuol dire, mi ha chiesto un ragazzino, che ogni libro che non compro muore? – Nemmeno volendo, nemmeno se ci mettessimo tutti insieme, potremmo salvarli tutti, gli ho risposto, perché ci sono troppi libri. Ma pensa che quando ne compri uno, quello è un libro che stai salvando.
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