FUGA IN AZZURRO MINORE
Il mio viso di terra
resterà proprio qui
sul mare o all’orizzonte.
Resterà di fronte
alla casa dove abitavo.
Ma il mio viso azzurro,
il mio viso che viaggia,
andrà dove andrò io.
Tutto il mondo fisico
che gorgheggia là fuori
non mi cerca adesso.
Mi sono imbarcato su una nuvola
per il varco della finestra
dei miei cinque sensi.
E a che serve la gioia di dire
che sono presente
col mio viso di terra
se non sto più in casa?
Inutile insistere.
Mi sono ritagliato una coda
di forme e colori.
(L’astrazione è un modo
d’inventarsi un’assenza)
e sono lontano da me stesso
in questo viaggio astratto
senza orizzonte né fine.
Un giorno tornerò
come un passerotto di mare
in un mite pomeriggio
all’ora del tramonto.
Solo allora, biondina,
ascolterai il mio ritmo
e mi domanderai:
tu chi sei, poveretto?
Ma io vengo da così lontano
e così azzurro in viso
che non mi puoi vedere.
La grazia di chi vive
nel paese dell’assenza
consiste certo in questo:
essere azzurro in viso
per non essere più visto.
da Un giorno dopo l’altro (1947)
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