È da ieri che leggo dei post di genitori che, dopo l’intercettazione della chiacchierata fra Turetta e suo padre, rimproverano al padre di avere avuto un atteggiamento troppo cristiano, improntato alla parabola del figliol prodigo, e troppo poco romano, alla Muzio Scevola come diceva mio padre, chi sbaglia paga, occhio per occhio e dente per dente. Infatti, se le nostre carceri fanno schifo è anche perché sottesa vi è l’idea che chi sta in galera deve patire a più non posso per le proprie colpe. Insomma, Turetta padre, che a me sinceramente fa più pena che rabbia, non doveva fare il padre che prova a rincuorare un figlio di cui conosce la colpa e con cui dovrà fare i conti per il resto della vita nella sua scelta di non abbandonarlo, ma doveva essere il padre severo dell’Antico Testamento che va lì per ricordargli le sue colpe, maledicendolo, rinnegandolo e possibilmente passandogli la corda per impiccarsi in cella, dove probabilmente passerà il resto della sua vita. Sono due condannati, padre e figlio, a cui offriamo zero carità cristiana e massima vendetta possibile, proprio noi che parliamo così male del giustizialismo americano da cui ci diciamo estranei. “Io se avessi un figlio così mi ucciderei” commentavano alcuni, e altri “io mi chiuderei in casa per la vergogna”. Scegliendo la via più facile, quella che torna sempre a noi stessi e all’onta per la nostra immagine sociale come genitori e non guarda mai in faccia all’altro, al figlio, per quanto colpevole o riprovevole egli sia. Mi verrebbe da dire, da non genitore, che è facile fare i genitori così: scegliendo di prendere il meglio e lavandosi le mani del resto. E sotto sotto convinti che quel “se avessi…” non si possa mai concretizzare per noi, perché mostri sono sempre i figli degli altri. Ci vuole coraggio per essere un padre come quello di Turetta che invece di nascondersi in casa per la vergogna non lascia da solo il proprio figlio. Io non ce la farei, probabilmente, ma non perché sono migliore, solo perché sono più debole, al punto da non averne nemmeno voluti di figli, come scelta. Eppure, su un piano assai più basso, continuo a chiedermi perché tutti questi genitori così severi verso i loro figli non li vedi mai a scuola, anzi, se c’è da picchiare qualcuno è proprio l’insegnante che si permette di abbassare un voto.
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