Senza una vera ragione, da ieri continuo a pensare a Ernst Lubitsch. Lotte H. Eisner, massima autorità critica del cinema tedesco del 900, lo trovava sgradevole come uomo, sopravvalutato come regista e insignificante come artista. Non salvava dalla gogna neppure capolavori come “Ninotchka” o “Vogliamo vivere”, eppure non era certo una stupida, anzi. Billy Wilder invece lo indicava come suo maestro assoluto, al punto da avere la massima «How would Lubitsch do it?» appesa sul muro dell’ufficio. Eppure la maggior parte del pubblico oggi lo ignora, se non attraverso i mille remake dei suoi film, nessuno dei quali all’altezza degli originali. Straordinario, penso, come per quanto ti possa sforzare di esprimerti al tuo meglio non ci sarà mai unanimità sul tuo lavoro e passerai la vita cercando di arrivare al pubblico, nella speranza che ti capiscano, senza per questo riuscire a raggiungerli tutti. Venire a patti col vuoto.
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