Kaos
(1984) dei fratelli Taviani. Film di stupefacente bellezza sul tema del
desiderio, sviscerato in tutte le sue forme e raccontato attraverso la
messa in scena di alcuni racconti di Pirandello che troveranno una loro
conclusione, perfettamente circolare, nell’ultimo film del solo Paolo
Taviani, dedicato al fratello Vittorio, Leonora Addio. In entrambi i
film si racconta di un ritorno a casa di Pirandello, nel primo in un
periodo di grave stanchezza e sfiducia in se stesso
per ritrovare il fantasma della madre morta, nel secondo morto lui
stesso per venirvi sepolto con le sue ceneri. La battuta chiave per
entrambi la dice il personaggio di Pirandello durante l’epilogo del
primo film. Dice Pirandello alla madre: “Ora che tu sei morta, che non
mi pensi più, io non sono più vivo per te, e non lo sarò ma più”
dichiarando come ognuno di noi è fondamentalmente vivo solo in relazione
all’altro, fuori da qualsiasi pensiero o rapporto con l’altro, noi non
siamo nulla. A lui la madre, che ammette di non capirlo fino in fondo
nei suoi discorsi, risponde: “Eppure una cosa io sento di poterti ancora
dire: impara a guardare le cose anche con gli occhi di quelli che non
le vedono più, ne proverai il dolore, certo, ma quel dolore te le
renderà più sacre e più belle”, che è, in fondo, la richiesta di un
rinnovato atto di fede nell’arte come unico possibile medium fra i vivi e
i morti, e dunque fra se stessi e il mondo.
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