domenica 22 settembre 2024

amicizia

Nella sua autobiografia Emilio Isgrò racconta di aver incontrato Alighiero Boetti, che definisce un cane sciolto afflitto dalla solitudine, nel bel mezzo del gelido inverno del 1991. Invitato a una sua mostra a Milano, scrive di aver passato con lui due o tre ore seduto su una panchetta nella sala espositiva riscaldata, ma vuota, lamentandosi dei critici e dei mercanti distruttori dell’arte e dell’uomo. “Una lamentazione talmente appagante che decidemmo di rivederci il giorno dopo alla stessa ora per continuare a lamentarci insieme”. È uno di quegli aneddoti di Isgrò per cui ho sorriso di più, perché l’ho trovato così comune al mondo degli artisti che frequento da una vita che mi sono riconosciuto in quei due che fanno amicizia sulla panchetta della sala deserta, nella comune lamentazione di essere soli e incompresi e anche, come tutti i soli e incompresi che si rispettino, profondamente egoisti e inaffidabili. Il giorno dopo, infatti, già preso da altre cose Boetti darà bidone a Isgrò che continuerà a lamentarsi da solo con se stesso come aveva sempre fatto. L’amicizia, però, rimane intatta.

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