TULIP, di Dashiell Hammett, è il suo ultimo postumo romanzo, incompiuto, pubblicato nel 1966 a cinque anni dalla morte. Ha qualcosa di certe storie di Hemingway, impostato come un lungo dialogo fra lo stesso Hammett, ormai stanco della vita, e un vecchio “compagno” di guerra. Nella sua non finitezza, invece di essere monco, ha la particolarità di avere due possibili finali, lasciati aperti, fra i quali Hammett non ebbe il modo, il tempo o la forza di scegliere. Uno era meno conciliante e finiva molto male. L’altro, che mi piace di più, si chiudeva con questa battuta: “If you are tired you ought to rest, I think, and not try to fool yourself and your customers with colored bubbles”, ovvero “Se sei stanco dovresti riposare, credo, e non cercare di ingannare te stesso e i tuoi clienti con bolle colorate”. Certi giorni la sento molto mia.
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