Ieri leggevo una recensione a “Io capitano” di Matteo Garrone, scritta da una insegnante che diceva – basandosi su ciò che aveva visto, ma senza aver capito nulla del film – come fosse rimasta delusa perché l’opera si concentrava unicamente sul viaggio in Africa dei due ragazzi e non mostrava mai quanto siamo orribili e crudeli noi europei verso di loro, quasi che Garrone volesse mostrare che gli unici cattivi sono gli africani e non avesse il coraggio di ammettere che i veri mostri siamo noi. L’ho trovato un commento talmente sbagliato nei suoi preconcetti da creare quasi una sorta di razzismo rovesciato, per cui nell’ansia di affibbiarsi tutte le responsabilità del problema si tende quasi a edulcorare le molte colpe dei tanti stati e criminali africani che sulle loro migrazioni interne lucrano con una crudeltà inaudita, fino a dividere ancora una volta il mondo in un “noi” (i cattivi) e “loro” (le vittime) rovesciando solo le parti rispetto alla visione di certa destra europea (che vorrebbe fare di noi le povere vittime innocenti), ma proprio come la destra costruendo un discorso su basi molto schematiche e grossolane, per nulla inclusive, per nulla protese alla semplicissima idea che siamo prima di tutto umani e in quanto umani i buoni e cattivi non si distinguono dal colore della pelle o dal continente di provenienza ma dalle azioni. L’ho trovato talmente sbagliato come commento che mi ha spaventato l’idea che questa persona insegnasse in una scuola, a dei ragazzi, mossa dalle migliori intenzioni, ma dicendo loro: pentitevi perché in quanto nati da questa parte del mondo siete già mostri alla radice. Chissà quanti la pensano come lei.
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