Pare che nell’ultima parte della sua vita, o meglio ancora dopo la vittoria dello Strega nel 1992 con l’opera Nottetempo, casa per casa, unico libro di poesia ad esserci riuscito – praticamente un poema in prosa, ricercatissimo, ma scamuffato da romanzo perché privo di tutti quegli a capo che, un tempo, spaventavano i lettori più di uno scosceso dirupo o di un pozzo nero – pare che dopo la vittoria dello Strega, agli amici che chiamavano la casa di Vincenzo Consolo per avere sue notizie, sua moglie Caterina fosse solita rispondere: “Enzo è in viaggio” oppure “Consolo è partito” per comunicare che Enzo si era ormai allontanato verso lidi lontanissimi per loro. Leggerlo mi ha ricordato una battuta con cui Franco Franchi punzecchiava Ciccio Ingrassia quando quest’ultimo, dopo l’esperienza con Fellini in Amarcord, spingeva per partecipare a opere cinematografiche più ambiziose rispetto alle commedie facili con cui sbarcavano il lunario. “Ciccio, scendi dall’albero!” gli gridava Franco irritato, senza riuscire a scorgere i paesaggi che Ciccio vedeva dalla cima di quell’albero e che erano gli stessi verso cui era partito Consolo.
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