L’autunno è sceso all’improvviso, umido e piovasco, tanto che nessuno l’aspettava. Stava nascosto sui rami più alti, aggrappato agli aghi di pino, in compagnia dei colombacci, poi è venuto giù con un tonfo, mettendo tutti in fuga, aprendo la stagione della passera. E ha rubato gli ombrelli dagli armadi, lasciandoci gli scheletri in acciaio per far l’elemosina ai rigattieri laureati. L’autunno ride spesso, anche se non sembra, nascosto nelle cataratte di mio nonno, o fra le unghie affilate di un’amante, nelle cicatrici intorno agli occhi. E sta nelle campane impazzite che suonano da ore, annunciano la prossima bufera, così che Silvio è uscito fuori col fucile per spararle. Sta pure nel silenzio della casa, ora che cambiano gli orari del rientro, e mi chiamano le calze dai cassetti coi loro sussurri.
5 commenti:
aaaaaaaaaa-psik !
(era uno starnuto, non so come si scrive in italiano)
questa sua prosa è poesia Lilluzzo viene voglia di conoscere queste sue calze sussurranti
la ringrazio assai amandla, un giorno gliele presenterò ;)
hzkk, salute!
è bellissima questa tua ode, omaggio all'autunno. E la mia stagione preferita, amo le magiche atmosfere che sa creare con i suoi colori, profumi e le parole con cui lo descrivi sono molto intense e delicate, eleganti, sembra quasi di vederlo sfilare
bello tornare a leggerti
bello tornare a vederti qui :)
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