Questi ultimi giorni, confesso, sono stato maluccio, con mal di gola, tosse ecc. ma senza certezze che fosse un male di stagione o altro, e nel giro di pochissimo sono passato per tutti gli stadi sociali possibili, dal mio vicino che vedendomi arrivare mi ha “circumnavigato” per non avere contatti diretti con me a mio fratello che mi ha minacciato (come fa di solito): “Se mi attacchi qualcosa ti uccido prima del COVID!”, agli amici che mi chiamavano al telefono preoccupati: “Che succede? Come stai? Ti hanno già ricoverato?” o più convintamente: “Non voglio tirarti i piedi, ma secondo me è proprio COVID!” Non ho il COVID, non mi ha ricoverato nessuno, ma fra gli altri c’è stata anche moltissima gente che ha minimizzato con grande tranquillità: “Ma va che non è nulla!” oppure “Scià che il raffreddore ce l’ho avuto anch’io!” Il che è certamente possibile, anzi si spera che sia sempre raffreddore. Il punto secondo me è un altro: è che tutti questi amici minimizzavano non perché sapevano – ché nessuno sa nulla di certo a questo punto e tutti schizziamo impazziti da una teoria del complotto all’altra – ma perché semplicemente non potevano e non possono pensare che toccasse a me e di conseguenza a loro. E ho pensato che, al di là delle polemiche sulla strumentalizzazione del virus, è questo che, a un certo punto, ci ha fregati tutti: non il nostro innato ottimismo, ma questa idea che non può mai toccare a me, non può semplicemente MAI toccare a me, perché tocca prima sempre agli altri e gli altri NON siamo NOI. Tutto questo pensiero si è sposato oggi a una dichiarazione di Pier Luigi Lopalco che ho letto poco fa e che in un certo senso mi ha aperto gli occhi, perché sinceramente non l’avevo capita fino in fondo (con tutto che con le parole ci lavoro): cioè che chi prende il virus ma non si ammala e viene chiamato “asintomatico”, termine pulito e quasi asettico che serve a non creare il panico, ci viene quasi presentato dall’informazione come uno che l’ha passata liscia ed è ormai esentato dal danno. Ma questa è una verità parziale che riguarda il danno personale, non quello comunitario (vedi sopra). Un asintomatico, dice Lopalco, altri non è che un “portatore” sano, uno che porta il virus senza conseguenze per sé ma con possibilità di trasmetterlo. E ho pensato che forse, se invece di chiamarli “asintomatici” cominciassimo a chiamarli “sieropositivi” come si usava quanto ero ragazzo io per spaventarci da un altro terribile virus, con l’idea che eri comunque “positivo” a qualcosa e non negativo, ovvero emendato dal male e da responsabilità, qualcosa nella comunicazione cambierebbe.
2 commenti:
Sieropositivo forse farebbe effetto ma non sarebbe corretto perché il tampone è positivo, il siero lo diventa. Tanto è vero che uno può essere sieropositivo al covid e tampone negativo
questo non la sapevo...
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