"Quando sarai libro" mi scrive un amico per un lapsus. Intendeva "libero", ma essere libro, diventarlo, potrebbe significare anche una certa forma di libertà. Questo pensavo ieri, finché mio cugino non mi ha chiesto di scrivere un libro della sua vita, quello che sognano di fare tutti e che ormai non puoi più negare a nessuno perché gli unici libri di narrativa che vanno sono quelli di autofiction. Se non hai raccontato i fatti tuoi in un libro allora non sei nessuno come narratore, non ti vuole nessuno. Mi diverte perché questa è la cosa che più spesso si rimprovera alla poesia, di essere diventata eccessivamente autoreferenziale. Il romanzo vende qualcosa di più ma non si stacca dall'adagio comune che per "essere libro" bisogna prima di tutto essere libro aperto, e calarsi le mutande con stile. Solo lo stile fa la differenza. Poi qualcuno che sbircia dal buco della serratura lo trovi sempre.
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