Ci
sono incontri che ti cambiano la vita anche sotto il profilo artistico.
A volte preso in giro come un Visconti minore, Mauro Bolognini fa parte
di quella schiera di registi tecnicamente molto dotati ma che hanno
bisogno di un buon sceneggiatore per risplendere. Nel suo caso il
personaggio chiave della sua filmografia è stato Pier Paolo Pasolini che
prima ancora di fare egli stesso del cinema aveva lavorato come
comparsa e sceneggiatore con Mario Soldati e Federico Fellini. Con
la collaborazione di Pasolini, che per lui scrisse e adattò alcuni
soggetti assai innovativi per l’epoca, Bolognini ha dato vita al periodo
artisticamente più rilevante della sua carriera, quello fra la fine
degli anni ’50 e i primi ‘60, con titoli come Giovani mariti (che fa il
verso a I vitelloni), La notte brava, Il bell’Antonio e il più volte
censurato La giornata balorda. Dei quattro i più belli sono
probabilmente i due centrali, con La notte brava, interamente scritto da
Pasolini, che è un film straordinario, dal ritmo forsennato, che
attinge tanto al noir americano quanto alle atmosfere borgatare e al mal
di vivere tipici di Pasolini, e Il Bell’Antonio che riprende la trama
di Brancati ma la rielabora e trasforma per renderne più forti le
atmosfere nichiliste e mortifere, il senso di vuoto che lo pervade. Dopo
questi Bolognini farà ancora degli ottimi film (La viaccia, Senilità), ma tenderà ad adeguarsi nei ‘70, anche su suggerimento
proprio di Pasolini che gli diceva “tutto ciò che ti serve è nel libro
stesso” (il problema, aggiungo io, è come lo leggi) su un cinema di
trasposizione letteraria eccelso sotto il profilo formale ma forse privo
di guizzi (con delle palesi eccezioni, come ad esempio il truculento e
sardonico Gran bollito). Oggi Pasolini è più famoso, ma il loro fu un
rapporto di vera amicizia, di scambio alla pari, tanto che lo stesso
Pasolini, che molto aveva imparato da Bolognini in ambito di ripresa e
montaggio, quando decise che era venuto per lui il momento di girare il
suo primo film, dopo un bidone ricevuto da Fellini, venne aiutato
proprio da Bolognini che si era innamorato del suo progetto e gli trovò
nel giro di un pomeriggio un produttore, Alfredo Bini, non solo
restituendogli il favore, ma contribuendo effettivamente alla creazione
di Accattone.
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