mercoledì 20 marzo 2024

un buon sceneggiatore

Ci sono incontri che ti cambiano la vita anche sotto il profilo artistico. A volte preso in giro come un Visconti minore, Mauro Bolognini fa parte di quella schiera di registi tecnicamente molto dotati ma che hanno bisogno di un buon sceneggiatore per risplendere. Nel suo caso il personaggio chiave della sua filmografia è stato Pier Paolo Pasolini che prima ancora di fare egli stesso del cinema aveva lavorato come comparsa e sceneggiatore con Mario Soldati e Federico Fellini. Con la collaborazione di Pasolini, che per lui scrisse e adattò alcuni soggetti assai innovativi per l’epoca, Bolognini ha dato vita al periodo artisticamente più rilevante della sua carriera, quello fra la fine degli anni ’50 e i primi ‘60, con titoli come Giovani mariti (che fa il verso a I vitelloni), La notte brava, Il bell’Antonio e il più volte censurato La giornata balorda. Dei quattro i più belli sono probabilmente i due centrali, con La notte brava, interamente scritto da Pasolini, che è un film straordinario, dal ritmo forsennato, che attinge tanto al noir americano quanto alle atmosfere borgatare e al mal di vivere tipici di Pasolini, e Il Bell’Antonio che riprende la trama di Brancati ma la rielabora e trasforma per renderne più forti le atmosfere nichiliste e mortifere, il senso di vuoto che lo pervade. Dopo questi Bolognini farà ancora degli ottimi film (La viaccia, Senilità), ma tenderà ad adeguarsi nei ‘70, anche su suggerimento proprio di Pasolini che gli diceva “tutto ciò che ti serve è nel libro stesso” (il problema, aggiungo io, è come lo leggi) su un cinema di trasposizione letteraria eccelso sotto il profilo formale ma forse privo di guizzi (con delle palesi eccezioni, come ad esempio il truculento e sardonico Gran bollito). Oggi Pasolini è più famoso, ma il loro fu un rapporto di vera amicizia, di scambio alla pari, tanto che lo stesso Pasolini, che molto aveva imparato da Bolognini in ambito di ripresa e montaggio, quando decise che era venuto per lui il momento di girare il suo primo film, dopo un bidone ricevuto da Fellini, venne aiutato proprio da Bolognini che si era innamorato del suo progetto e gli trovò nel giro di un pomeriggio un produttore, Alfredo Bini, non solo restituendogli il favore, ma contribuendo effettivamente alla creazione di Accattone.

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