In questi giorni mi è capitato di raccontare un paio di volte un piccolo aneddoto, e cioè l’ex sindaco del mio paese, che ora è in campagna elettorale con un partito di destra ed è letteralmente agli antipodi di qualsiasi mia idea politica, da che mi ricordo, ogni volta che esce un mio libro ne compra una copia e poi mi chiama o mi manda un messaggio per dirmi cosa ne pensa. E credo sia una cosa carina. Quando l’ho detto la prima volta, e poi la seconda, mi è stato fatto notare, non proprio con simpatia, che probabilmente voleva “comprarsi il voto” e che forse “non li ha letti proprio i libri”. E io non l’ho fatto ma avrei dovuto rispondere che, voto o non voto, almeno lui si è comprato i libri. Nel senso che ho tantissimi altri amici, anche intimi (anche intime), di centro, di sinistra o ultrasinistra, di chiesa, atei, di sopra e di sotto, e senza contare gli artisti, i musicisti, gli scrittori, persino colleghi editori, che un mio libro non lo hanno mai comprato, ma nemmeno letto, non dico per sbaglio, ma manco per pietà, perché sostanzialmente un libro di poesie ti fa “due palle così,” diciamocelo. E il tempo è sempre troppo poco. Mi rimane ancora nelle orecchie una cosa che mi disse un’amica scrittrice a cui il libro volevo regalarlo, lo rifiutò con garbo dicendomi: “No, lo comprerò, perché i libri non si regalano, si comprano!” Infatti non l’ha mai comprato. Ho saputo poi da un’amica comune che quando scrivo in versi non mi capisce, quindi non lo voleva proprio il libro, per paura che le chiedessi poi se le era piaciuto. L’avrei costretta a leggerlo, oppure peggio a mentire, e allora a modo suo è stata decisa.
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