Oggi pensavo a questa cosa buffa, su cui mi ha fatto riflettere un video di Giulio Mozzi. E cioè molti poeti italiani, nel tentativo di ammodernare il loro linguaggio, hanno cominciato a usare il verso lungo e quasi prosastico sull’esempio degli americani, i quali a loro volta sono stati ispirati da Walt Whitman, capostipite della poesia americana. Ma Walt Whitman a sua volta elaborò quel verso ispirandosi direttamente alla Bibbia di Re Giacomo (cioè la versione inglese della Bibbia). Insomma, fondamentalmente tutta questa nostra cultura poetica che per decenni si è detta laica se non proprio atea e spesso rifiutava con fastidio la retrograda cultura cattolica, nel tentativo di ammodernarsi stilisticamente, per imitazione è ritornata ancora una volta alla chiesa, ma anglicana. In altre parole, i poeti uscivano sbattendo la porta principale del tempio e rientravano alla chetichella dal retro. Però senza troppa colpa. Nel senso che gli americani, a differenza nostra, la Bibbia la leggevano perché la loro cultura lo consente (per contro permettendo altre porcate), mentre storicamente la Chiesa cattolica ha sempre impedito ai fedeli di leggerla e interpretarla, con tutta una serie di danni che non sto a dire per i lettori, fra cui quello di pensare nuovo qualcosa di fondamentalmente antico e già codificato, per semplice ignoranza del Verbo.
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