Leggevo poco fa che presa la storia recente dell’Unione Europea, o meglio dal 1959 quando venne fondata la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, l’Italia è in assoluto il paese europeo più volte condannato per violazioni di tali diritti. È vero che negli ultimi anni questo primato sta in parte scemando, non tanto per un ravvedimento dell’Italia, quanto piuttosto per l’ingresso in Europa dei paesi dell’est che li violano con più vigore e ci fanno indietreggiare fino al quinto-sesto posto, per ora però storicamente parlando noi restiamo i primi. Le condanne che più ci caratterizzano sono relative in primo luogo a discriminazioni di genere contro donne e omosessuali, scelte di vita e orientamenti sessuali, che sfociano in comportamenti violenti nella sfera privata che vanno dalla tortura psicologica al femminicidio; poi per abusi vari riscontrati verso i carcerati, che vivono il più delle volte in condizioni disumane e denigratorie che trasformano il processo punitivo o correttivo in vera e propria vendetta, e senza contare i numerosi abusi delle forze dell’ordine nelle caserme; ancora siamo ai primi posti per la controversa gestione dei migranti dove però, va detto, non siamo soli in Europa; e in ultimo per alcune situazioni in cui la follia ha preso il sopravvento sull’umano cancellando qualsiasi freno inibitorio o diritto democratico per sfociare nel lager: come a Genova nel 2001, per citare il caso più eclatante e vergognoso degli ultimi anni, ma anche in Val di Susa dove si è dato l’ordine di trattare indiscriminatamente i residenti che protestavano contro la TAV come terroristi. A tal proposito, aggiungo, in un ambito che non coincide ma è prossimo a quello dei diritti umani, ovvero quello dei diritti ambientali, siamo anche ai primi posti in Europa per mancato rispetto di diverse normative sull’ambiente, che certo sono talvolta opinabili almeno fino a quando non si commettono dei veri e propri reati: come in Campania, ad esempio, che da sola è al primissimo posto per reati ambientali legati alle Ecomafie, ovvero le discariche abusive, dove taluni rifiuti anche a rischio (per la salute di chi li respira) che arrivano qui (da dove?) e che per svariati motivi non sono finiti in Africa, vengono “smaltiti” nel triangolo d’oro compreso fra Campania, Calabria e Sicilia. Ma per la gioia di tutti, anche di chi ci vive: è pur sempre lavoro alla fine.
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