So che ci sono gli scrittori loro malgrado, quelli che se potessero non scriverebbero una riga ma sentono dentro di sé la necessità, spesso irrazionale, di farlo. Ecco, io devo dire sono un po' come loro, un editore mio malgrado, uno che se potesse farebbe volentieri tutt'altro, ma non riesce a svincolarsi dal compito, inutile e ingrato, di far libri. Fosse per me passerei tutto il tempo a leggere le proposte di chi si propone senza dover mai scegliere di pubblicarne una. Alla fine io sono della scuola di Michelangelo, come lui penso che l'opera finita è un compromesso con la materia, il libro preso in sé stesso è una cosa volgare, un giocare al ribasso, e se la scrittura è tutta nell'intenzione io passerei la vita soltanto ad ascoltare i sogni di chi vuol farne uno.
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