mercoledì 21 febbraio 2024

merdacce

Poco fa sono usciti i finalisti di un premio di poesia. Come quasi ogni anno da più o meno dieci anni che esiste quel premio ho partecipato con alcuni titoli della casa editrice e come ogni anno nessuno ha passato la prima selezione. Mi pare ovvio che se per dieci anni nemmeno uno dei vari titoli proposti da vari autori passa le finali non è colpa degli autori ma mia, come editore, perché quella che non piace è evidentemente la mia linea editoriale. Fosse solo questo andrebbe anche bene, magari devo solo ripensare qualcosa, ma se cominci a sommare tutti i premi dove non passi, i giornali o le rassegne che non ti cacano nemmeno di striscio, la gente che non ti paga, tutto ciò che non riesci a dare o perché non ci arrivi col fisico o perché non ce la fai con lo spirito, oltre al fatto che stando dall’altra parte della barricata ciò che altri immaginano soltanto del maleodorante mondo della letteratura io lo vedo coi miei occhi, tutto questo mi toglie ogni entusiasmo e ogni voglia di esserci e di fare. Certi giorni mi manca il passato, quando ero un semplice autore che non sapeva nulla di tutto questo e si faceva bastare di scrivere qualcosa di buono per essere contento di sé. Diventare editore in questo senso è stato il più grosso errore della mia vita, e non perché non mi piaccia fare libri, ma perché fare libri non basta a farmi passare il disgusto per tutto il resto che c'è dietro, tutti che si smerdano addosso e intanto spingono per entrare. Io li osservo e mi chiedo come fanno a non sentirsi stanchi. Prima ho mandato un messaggio ai miei autori per dire che col premio era andata male. Come i tre porcellini delle fiabe, mi hanno risposto uno dietro l’altro. Il primo ha detto: Mafia. Il secondo ha detto: Pace. Il terzo ha detto: Antonio mi raccomando non ti arrendere, tu sei speciale. Sarà. Ma io più che speciale mi sento uno molto normale in un mondo di merdacce.

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