A metà febbraio noto che le lucertole in giardino sono già sveglie e guizzanti in anticipo di più di un mese sul loro ciclo naturale*, intanto alcune piante nell'orto si seccano perché fra troppo caldo o vengono su striminzite e bisogna annaffiarle anche quanto normalmente non servirebbe. Non piove e stamattina il sedano fiaccato crolla il capo in avanti. E io non so se questo surriscaldamento è causato da un problema umano (come pure credo) o naturale, fatto sta che queste cose le vedo, non mi servono gli scenziati o i telegiornali per capire che qualcosa sta cambiando. Uno dei punti su cui lottano gli agricoltori in protesta è che i costi di produzione aumentano e quindi per mantenere bassi i prezzi per i consumatori si importano prodotti dall'estero privi di controllo. Ma se il clima cambia fino al punto che determinate colture non avranno più un clima adeguato da noi, è giocoforza che la loro coltivazione si sposterà altrove. Così comincio a immaginare il giorno in cui dovremo comprarci le arance e i limoni importati (a che prezzo?) dal Nordeuropa o dall'Asia, e degli agrumeti del Sud resterà soltanto la leggenda conservata in qualche libro o poesia, o nelle vecchie commedie all'italiana ambientate in Sicilia. Insomma, più folklore che sapore.
*Un nostro detto popolare diceva: “A Nnunziete tutte i virme nzippene a chepe”: all’Annunciazione – cioè il 25 marzo – tutti gli insetti si risvegliano.
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