sabato 10 febbraio 2024

vittimismo

Siccome sono poeta come tutti, conosco anch’io, come tutti, l’autocommiserazione, quel particolare sentimento per cui si arriva a credere, e dire apertamente, che ci escludono, che siamo incompresi e messi da parte da un sistema che non riconosce i nostri meriti. Un po’ è vero, intendiamoci, e un po’ è vittimismo, che capisco. Capisco un pochino meno un autore che sta sempre a lamentarsi di essere vittima del sistema e dei poteri occulti che ci governano, ma contro cui lotta lanciando i suoi strali da un’assai poco democratico social network dove una volta scrisse “basta, sono avvilito e me ne vado”, per quel post prese più di 2500 like e il giorno dopo era già tornato; oppure dice di essere stato fatto fuori dall’ingrato sistema editoriale, poi però lo vedi pubblicare non per qualche scalcagnato micro-editore indipendente, ma per case editrici di prestigio e di sistema come Einaudi, Il Saggiatore e Feltrinelli. Tant’è, conosco il mondo e le prendo come classiche contraddizioni di un ego artistico irrequieto e sensibile, e visto che non è uno scemo e scrive anche cose molto belle lo leggo sempre con piacere, mettendo da parte certe sue uscite che non condivido. Ciò detto, quelli che proprio non arrivo a capire sono coloro che gli vanno dietro adoranti e lo incensano e difendono come un vate, senza prendere mai un minimo di distanza critica. I suoi 2500 lettori. Ma veramente non si accorgono che il re, come ogni re che si rispetti, qualche volta è nudo e si contraddice nei suoi stessi atteggiamenti come tutti noi comuni mortali? O lo vedono e restano zitti? E se restano zitti, perché? E soprattutto, a questo punto, in quale contro-sistema vivono?

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