giovedì 4 agosto 2022

1925

Quando il cinema è buono non ha tempo. Ci pensavo ieri sera che ho rivisto un vecchio film di Florestano Vancini, Il delitto Matteotti del 1973. Il film descrive la crisi di governo che segue all’omicidio – commissionato dalla Ceka, la polizia segreta fascista – del socialista Matteotti e che vede schierata da una parte una destra ferocemente corrotta e squadrista e dall’altra un gruppo di partiti di centro e di sinistra benintenzionati ma salottieri che non riescono a mettersi d’accordo su nulla, nemmeno di fronte al pericolo di una dittatura, e finiscono col fare mero ostruzionismo simbolico, alleanze farlocche (Socialisti e Popolari ma senza i Comunisti in attesa dei realisti) fino sbriciolarsi da sé e lasciare campo libero a Mussolini, il quale fa il duro ma è a sua volta soggetto ai ricatti interni del suo stesso partito e dei poteri economici, gli industriali in primis – “L’importante è che si parli chiaramente al Duce, se è davvero un uomo di governo deve dimostrarcelo, e subito!” “Altrimenti lo licenziamo” –, il tutto calato in un sistema giudiziario, fra magistratura e forze dell’ordine, colluso e compiacente, e in un contesto sociale violentissimo che si fa scudo del clima politico per esprimere i propri peggiori istinti. I più coraggiosi finiscono pestati a sangue o uccisi, esiliati o ridotti al silenzio. Vedi Piero Gobetti. Né giustizia viene fatta. Ma questo, per fortuna, è successo nel 1925, mica ai giorni nostri.


 

2 commenti:

Alligatore ha detto...

Ci sono analogie, certo, ma credo che oggi siamo in un contesto molto, molto diverso. Anche internazionale. Ma è bello vedere certo cinema del recente passato.

lillo ha detto...

era una provocazione in effetti, poi sì sempre bello, soprattutto per registi molto bravi che un po' sono stati dimenticati (questa è la grande colpa della nostra cultura)