venerdì 19 agosto 2022

fantasma

 
Fantasma (1922) di Murnau sviluppa in due ore circa una storia appassionante ma che ha dell’incredibile. Giovane integerrimo poeta sogna – e le scene oniriche sono il fiore all’occhiello del film – il grande amore e di pubblicare il suo libro. Per questo va da sua zia che fa l’usuraio e chiede un prestito per stampare il libro che la zia, desiderosa di un riscatto sociale, incredibilmente concede. Ma il poeta, lasciandosi corrompere dal denaro, scorda i suoi buoni propositi e spende tutto con una puttana. La zia usuraio venutolo a sapere lo minaccia: o restituisce i soldi oppure lo denuncia. Offre addirittura una terza alternativa: chiede i diritti sulle vendite del libro, cosa che ti fa chiedere quanto cacchio vendevano i libri di poesia ai primi del 900 in Germania. Ma il poeta confessa che è stato tutto un bluff, non c’è nessun libro, nessun riscatto sociale per la zia usuraio che si adira. Il poeta e il suo complice provano prima a rapinare la zia di notte e poi, scoperti, la uccidono, finendo in prigione. Insomma, in quella sorta di confusione dei ruoli di cui il film è zeppo, viene fuori che l’usuraio era quasi il buono e il poeta il quasi cattivo della storia. Poveri poeti! Nota da segnalare, la sceneggiatura assai intricata e piena di colpi di scena che rimandano al feuilleton è opera di Thea von Harbou, moglie di Fritz Lang. Si vede e bisogna dargliene atto, perché – a causa delle sue simpatie naziste – si tende a scordare il suo ruolo fondamentale nell’evoluzione del cinema espressionista tedesco, e non solo per aver scritto Metropolis.

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