domenica 28 giugno 2020

amazon

AMAZON forse non è il male, ma più va e peggio diventa. Mi dicono che con chi compra sono gentilissimi, ma io non ci compro mai nulla e non lo so. Posso dire che come venditore mi ha sempre dato rogne, soprattutto negli ultimi mesi. Prima almeno riuscivi a parlare con un operatore telefonico, adesso devi fare tutto attraverso delle domande preconfezionate per te. Se la tua domanda non è conforme a quelle già prestabilite allora parte il delirio. Infatti, con uno dei miei ultimi titoli dove c’è stato un problema nella registrazione che lo rende impossibile da vendere, dopo un mese e mezzo di pratiche online e nervosismi, Amazon mi ha risposto l’altro giorno che probabilmente non sono io l’editore del libro in questione, quindi non ho diritto di lamentarmi se non posso venderlo. Ancora oggi ho avuto con loro un altro problema sulla vendita di un titolo. È finita che il cliente ha rimproverato me; Amazon, che è in parte responsabile, non ha mosso un dito e prenderà comunque la sua commissione sulla vendita; e io che devo sistemare la cosa ci rimetterò per tutti. Un po’ è colpa mia che mi ostino a far tutto da solo, e d'altra parte questo è il nuovo mercato globale a cui ci dobbiamo abituare, però un po’ mi girano. Oggi a pranzo i miei genitori per tirarmi su hanno cominciato a raccontarmi di tutte le volte che hanno perso loro dei soldi quando erano artigiani: significa che se scegli di fare un mestiere sei destinato a un certo tipo di vessazioni a cui non puoi sottrarti. Io, mi ha detto alla fine mio padre, ho cominciato a respirare quando ho mollato ogni cosa e sono andato a fare l’operaio in ferrovia. È vero che i sogni sono finiti, ma almeno c’era qualcuno che mi pagava.

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