martedì 16 giugno 2020

i mostri

Le cose che sto leggendo/ascoltando in questi giorni talvolta mi fanno rizzare i peli sulle braccia. Ieri una che diceva che il nonno era stato in guerra in Africa, proprio come M., aveva ammazzato un po’ di persone, ma si era in guerra e non si poteva farne a meno, ma lui bambine mai toccate. Un altro che ammetteva candidamente (come fanno troppi) di non aver mai letto un libro, perché per leggere serve il tempo e lui non ne ha, ma si diceva convinto che M. non sapeva scrivere perché uno così gli dava il voltastomaco. Un altro ancora che i brigatisti non sono serviti veramente a nulla, manco ad ammazzare uno così. Poi ci sono quelli che hanno fatto l’università, rivestono ruoli professionali, e confondono il significato della parola “pedofilo”. Più si spalanca il vaso di Pandora di quella storia e più ne viene fuori un nido di piccoli mostri, pochissimo interessati ai problemi reali che una questione tira fuori, ma desiderosi soltanto di vomitare, qui e ora, il loro odio, fino al prossimo bersaglio (che verrà fuori domani col TG e allora ci scorderemo tutti di M. fino all’anno prossimo o al prossimo buco nei nostri discorsi). E io, che vedo come ogni volta l’ennesima occasione persa di una discussione seria, ampia, civile, dovrei farci il callo a questa cosa, e invece mi dispero e ammetto che forse l’unico modo di crescere qui, di venire a patti con le nostre contraddizioni irrisolte, e fare come negli USA, serve una rivolta violenta, per le strade e non sui social, serve il sangue, "perché solo il sangue, solo sul sangue viaggia la barca della rivoluzione, hai capito adesso?"; o forse aveva ragione Giorgio Bocca quando parlava con un ghigno di disgusto di Napoli sommersa dai rifiuti – ma il suo discorso andrebbe applicato all’intero paese, come già aveva capito Elio Petri nel 79 – che non potendola salvare era meglio bombardare e radere al suolo la città con tutti i filistei. Ma poi, per la cronaca, chi è che legge ancora Giorgio Bocca?

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