Stamattina ho letto il post di una casa editrice che prendeva pubblicamente le distanze dal post di un suo collaboratore su Montanelli, e ho pensato che siamo tornati ancora una volta a questo assurdo della gente che si scanna per un illustre sconosciuto in nome di quella cosa che è il revisionismo storico, che però in questo caso è ancora ben lontano. Chi era Montanelli? Chi si ricorda la sua storia? Chi ha letto i suoi libri? Io no, come credo la maggior parte di voi, ma ci sono i video su YouTube che fanno il sunto. Ovvero la maggior parte delle persone che dibattono da anni su di lui, pensa di fare un’azione di revisionismo storico andando a dire di uno che conosciamo vagamente, così come conosciamo vagamente il ‘900, che era uno stronzo, senza cambiare di una virgola né la storia né le abitudini degli italiani, visto che buona parte del turismo sessuale minorile nei paesi dell’Asia è alimentato da loro. E io continuo a pensare questo, che il revisionismo è un’altra cosa, è ammettere che questa abitudine era una consuetudine di guerra e non del solo di Montanelli, che c’erano interi squadroni di italiani incentivati a comprarsi o stuprare le bambine, e pochissimi di loro si sono pentiti; la colpa maggiore di Montanelli è di averne parlato in TV, lì dove se fosse rimasto tutto nel chiuso delle case dei nonni non sarebbe successo un bel nulla. E penso questo: vuoi dare un segno, allora fai un contro-monumento, come ha proposto Banksy per quello di Colton, e mettilo sì al posto di quello di Montanelli a Milano, un contro-monumento in cui scrivi uno per uno – così come si fa in tutte le piazze d’Italia per i caduti delle guerre – i nomi di tutti gli italiani che in guerra hanno comprato o stuprato delle bambine, magari cambi il nome alla piazza: PIAZZA DEI SOLDATI STUPRATORI ITALIANI; oppure fai un monumento con tutti i nomi delle bambine, di tutte le bambine violentate: PIAZZA DELLA BAMBINE VIOLATE IN GUERRA, e istituisci un giorno come il 25 aprile o il 2 giugno in cui commemori le vittime degli stupri dei soldati italiani, quello è revisionismo; e facci un film serio, duro, come si facevano negli anni ’70, dagli una distribuzione come si deve, uno in cui metti una serie di attori amati dal pubblico, in cui il pubblico si identifica, gente come Favino, Germano e Santamaria che invece di fare gli italiani brava gente, fanno solo i soldati italiani in guerra e comprano delle bambine, qualcosa da cui lo spettatore non può scappare e deve fare i conti con se stesso, quello è revisionismo. Un’assunzione di responsabilità collettiva di fronte alla storia, altrimenti uno può parlarmi di valore simbolico di Montanelli quanto vuole, ma a me resta sempre il sospetto che sia la solita vecchia storia del capro espiatorio che muore per tutti senza cambiare la vita di nessuno. Mio padre, che ha studiato alla vecchia scuola elementare, non sa nulla dell’Impero Romano e dei fenomeni che lo portarono alla caduta, però conosce a memoria la storia di Muzio Scevola che si bruciò la mano per un errore. Ecco, io penso che noi ora siamo più o meno a quel livello di pensiero e consapevolezza. Cosa sappiamo noi della nostra storia coloniale e di come quella storia ancora influenzi l’odierna, a cominciare dai flussi migratori nel Mediterraneo? Poco o nulla, così come poco o nulla sappiamo del nostro ‘900, o come chiosava Altan in una famosa vignetta: meno ne sapete e più siete al sicuro. Però sappiamo tutto di Montanelli e della bambina, ma come se fosse una canzone di Dalla, e pensiamo che sapere quello ci basti a risolvere i problemi di un secolo e andare avanti.
1 commento:
ciao,
mi hai fatto venire in mente quando Zapatero vinse le politiche in Spagna e tra le varie scelte che fece, quando si insediò, fu quella di rimuovere le statue che ricordavano il franchismo.
Se si deve fare un revisionismo storico serio, quello deve essere fatto dagli storici su documenti veri e senza che vi siano macchie di ideologismo politico, e non dai politici. L'imbrattamento della statua di Montanelli è frutto di odio ideologico (del politicamente corretto soprattutto), e pensare che in qualche parte della terra, tra asia e medio oriente, anziani si sposano con bambine ma per ora non ho visto nessuno con il secchiello di vernice pronto ad imbrattare le loro teste.
Negli ultimi anni ho letto diversi libri sulla prima guerra mondiale e gli storici ormai hanno ben documentato come il generale Cadorna in seguito alla sconfitta di Caporetto incolpava i soldati di inefficienza, incapacità, a quelli fatti prigionieri negava anche il cibo, cartoline e lettere inviate dai loro familiari... eppure molte strade e piazze italiane dedicate al suo nome sono ancora lì.
Michele Lenzi
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