lunedì 1 giugno 2020

ungaretti, uomo di penna

Cinquanta anni fa moriva Ungaretti, senza il quale oggi semplicemente non scriverei poesie. E L'allegria per me resta un libro spledido e di rottura (con più debiti verso la poesia orientale che francese ed europea), ma aggiungo che col senno di poi non tutto ciò che ha scritto mi piace più. Di lui restano anche alcune spiritate interviste di quando i poeti ancora andavano in TV e una comparsata in un film di Pasolini in cui parlava del suo approssimarsi alla morte. Restano l'amicizia pura con Apollinaire, di cui fu al capezzale di morte, la prefazione di Mussolini, l'odio per Quasimodo che considerava un imitatore, e di contro alcune bellissime e appassionate lettere d'amore per la giovane Bruna. Era un uomo ambizioso, vitale e pieno di contraddizioni, ma va detto che di fronte a Ungaretti non si poteva restare indifferenti, ti spingeva a prendere una posizione. Per questo lo voglio ricordare anche con una parodia di alcuni suoi celebri versi scritta da Giacomo Noventa (che, va detto, ne dedica una gemella a Montale che gli stava ugualmente sulle scatole, in quanto poeta di successo e quindi di potere, in un'epoca in cui i poeti contavano ancora qualcosa nel mondo editoriale). 

Ungaretti 
uomo di penna 
ti basta un’Accademia 
per farti coraggio.

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