Oggi leggevo un post malevolo contro il poeta D'Annunzio e pensavo che anche se ne scriviamo spesso malissimo, pur conoscendo poco o nulla della sua opera, alla fine ha vinto il suo modello, dove il personalismo ha la predominanza sul contenuto espresso dal pensiero. Chi legge più D'Annunzio oggi? Chi legge i versi di chiunque? Chi compra i versi di chiunque, a meno che non siano già marchiati dal successo del loro autore che dà lustro a noi col nostro acquisto? E quindi cosa compriamo, cosa vendiamo, che presentiamo di noi agli altri, a esclusione della nostra bella presenza, dei nostri fantastici post acchiappalike, delle recensioni sbandierate con finta umiltà, delle foto simpatiche o sexy su IG che non smuovono una vendita, al massimo se va bene una scopata? E mai che ammettiamo apertamente questo nostro "dannunzianesimo inconfessabile", come lo definì Carmelo Bene parlando di Pasolini. Questa nostra voglia di successo in cui la poesia è sorretta dal corpo del poeta e non l'opposto. Non a caso Pasolini è l'eroe per eccellenza dei nostri tempi, il più appellato: pochissimo letto, anche se citato da tutti come massimo esempio di qualsiasi cosa abbia mai fatto, e per questo riciclabile all'occorrenza.
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