Ieri parlavo con un Anna, un'amica che ha avuto problemi molto simili ai miei, e parlando con lei mi è venuto in mente quando alcuni mesi fa avevo preso la decisione di chiudere o mettere da parte il progetto editoriale per dedicarmi a qualcosa di nuovo che mi ridesse un po’ di entusiasmo e che non mi creasse sempre affanni economici che mi fanno spesso sentire come un trampoliere con le vertigini. Poi mio padre si è ammalato e non avendo più tempo libero ed energie da dedicare ad altro ho lasciato perdere e fra alti e bassi sono rimasto dov’ero, abbassando il tiro in base alle mie possibilità. L’attività editoriale ha cominciato così per me a sovrapporsi all’idea di un corpo malato: editoria e malattia coincidono nella mia vita, hanno lo stesso peso, ed ecco che spesso mi sento come Zeno Cosini, uno che non potendo curare il corpo lo racconta nelle sue devianze con tutta l’ironia di cui è capace, nell’attesa della grande esplosione che distruggendolo darà la possibilità alla vita di ripresentarsi sul terreno bruciato. Il bello, pensavo ieri, è che tutto questo non è necessariamente la verità sull’editoria, ma solo una sua piccola parte, la mia storia in mezzo alle altre. Altri ancora avranno storie completamente diverse da raccontare in cui vincono la salute e la vita. Persone come Giovanni Turi o Elena Zuccaccia che conosco da prima ancora che diventassero editori e nelle cui storie vedo spesso delle varianti alla mia, o come Andrea Cati che è diventato papà di recente, e soprattutto Alessandro Canzian che ha creato la Samuele Editore quando è nato suo figlio Samuele e in quel caso la casa editrice e il figlio hanno lo stesso nome, coincidono, e quella che emerge è l’idea di un corpo solo e vitale che possa superare il padre. In questo un po’ li invidio, perché non avendo figli né eredi a un certo punto tutto ciò che ho fatto finirà con me, un po’ come è successo a Fabrizio Bianchi che per fortuna aveva dei buoni amici che ancora se lo ricordano. Non è una cosa scontata. E infatti, come mi diceva ieri Anna, una volta che sarà finita la malattia tutto ciò che ti rimarrà saranno gli amici. Aggràppati a loro.
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