Poco fa una lettrice mi faceva notare come ogni volta che scrivo certi post più sconfortati sul lavoro editoriale, io mi faccio un cattivo servizio perché, per eccesso di onestà, faccio un po’ la figura dell’editore sfigato, e la gente tutto è disposta a perdonarti tranne l’insuccesso. È una cosa che mi rimproverano tutti i miei amici, da sempre, di non sapermi vendere a dovere. Devo dire grazie a questa lettrice perché mi ha scritto con vera simpatia, come gesto di attenzione verso di me. E aggiungo che il suo messaggio mi ha fatto pensare a un racconto di Flaiano, forse il suo più bello, dove c’è un tipo che viene invitato a una festa da alcuni ricchi viziosi e invece di godersi l’orgia in corso, come farebbe qualsiasi imbucato, comincia a fare dei discorsi in cui rovina il gioco perché svela lo schifo che c’è dietro, così alla fine lo cacciano dalla festa in malo modo, umiliandolo e apostrofandolo come “stronzo”. Ecco, io nella grande festa dell’editoria italiana, mi sento come quel personaggio di Flaiano, non l’imbucato alla festa che sta zitto e se la gode, ma lo stronzo che non ce la fa a stare zitto e per questo viene scacciato.
Nessun commento:
Posta un commento