Nel
sogno la città, che sembrava immersa in un umido paesaggio invernale,
era coperta dal fango, un fango nero e denso come pece da cui emergevano
a ogni passo le carcasse squartate dei cani, le ossa dei loro costati
rosicchiati dal fango. Io la osservavo stando sospeso sul mondo, in
equilibrio incerto su una scala a pioli dagli alti e scivolosi gradini.
Mi agitavo per colpa di uno dei pochi cani ancora vivi, un cucciolo che
tenevo nascosto nella tasca della
giacca e tentava di scappare sbilanciandomi. Ero in dubbio se scendere a
terra o risalire di sopra verso un appartamento sospeso dove una donna
mi chiamava mostrandomi il petto nudo e i seni vistosi accanto a un
grande comò nero anch’esso i cui cassetti si spalancavano come bocche.
Potevo scegliere fra di lei che mi avrebbe accolto in cambio del cane
che nascondevo, che avrebbe infilato nel comò e trasformato in un caldo
vestito per coprirsi, oppure scendere col rischio che il cucciolo
finisse in pasto al fango che lo avrebbe disciolto. E senza più
speranza, nel dubbio su quale fosse la fine meno dolorosa per il
cucciolo, stavo fermo sulla scala, cercando di non perdere del tutto
l’equilibrio e cadere di sotto spezzandomi il collo, uccidendo entrambi
inutilmente.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
venerdì 31 marzo 2023
sogno della scala
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