Lo dico con affetto, ma io non ho ancora capito quelli che affermano di voler diventare scrittori o poeti e poi si vogliono promuovere esclusivamente su quei social dove si scrive poco o nulla (anche per limiti imposti di battute, motivo per cui non mollo il blog), dove cioè ci si promuove solo attraverso la propria immagine con al massimo una frasetta simpatica o pochi versi estrapolati e messi in calce, o con una storia o un video in cui si parla di quanto è bello scrivere senza sporcarsi più di tanto le mani. Anche a me piace la fotografia (così come mi piacciono i selfie), e anzi è bello che uno riesca a esprimersi su più fronti, ma uno che nella vita vuole scrivere dovrebbe presentarsi al mondo prima di tutto scrivendo, o meglio ancora il suo primo impulso, il suo bisogno primario, dovrebbe essere quello di scrivere, perché io che mi sento uno scrittore comunico col mondo attraverso le parole. E non farsi le pose per dire quanto le parole mi piacciono, o per suggerire che quando non mi vedi qui io sto scrivendo il capolavoro del secolo che prima o poi vedrai stampato da chissà chi e come, sulla fiducia. Sarò antico io forse, ma non la capisco proprio come cosa. Diverso è il caso di chi sceglie di non comparire. Ma se uno vuole mostrarsi al mondo soltanto con le foto o i video, non dico che sia sbagliato, ma forse dovrebbe interrogarsi se non sia meglio per lui fare altro, il fotografo, o il modello, o l’influencer. Ma lo scrittore no. Come diceva quello: Nulla è sicuro, ma scrivi.
Nessun commento:
Posta un commento