L’altro giorno ci dicevamo con Luigi Ianzano che se c’è una forma di poesia che l’AI non riuscirà mai a imitare né scrivere sarà quella dialettale, perché quella dialettale è una poesia che sta tutta nella lingua viva dei parlanti, nelle sue sfumature, che cambiano da paese a paese, a volte a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro: il dialetto della mia Locorotondo, ad esempio, non è lo stesso di Martina Franca, che sta a cinque minuti di macchina, e quello che si parla nel borgo differisce da quello del contado. Sono sfumature spesso minime, ma per questo mai codificate e a volte nemmeno codificabili, che si radicano nel cuore delle cose stesse di un paese e le fanno diverse da un paese all’altro. Troppo lavoro ci vorrebbe per codificarle tutte, e raccogliere abbastanza informazioni sulla vita di territori così piccoli solo per produrne un testo scritto da una AI. Più facile allora per tutti che si perda la lingua minore, tanto più che l’italiano già di suo è a rischio. E in questo passaggio mi è venuto in mente come all’inizio del secolo scorso, quando vennero fuori i primi discorsi sulle società di massa di cui l’AI è in fondo una figlia, una dei primi imperativi all’ordine del giorno per poter appunto allargare il discorso a quante più persone possibile, livellandolo e massificandolo, fosse proprio questo smantellamento dei dialetti, la loro cancellazione forzata tramite la scolarizzazione per favorire il nascere dello Stato, perché dove si parlano mille dialetti non si viene capiti e se non si viene capiti allora non si può controllare né essere controllati. Se c’è una sola cosa che ha unito gli opposti Gramsci e il fascismo è stata questa: la convinzione che il dialetto fosse lingua del disordine per uno Stato e andasse censurata. E ho pensato che se in futuro ci sarà davvero da parlare di poesia politica, poesia contro, poesia profondamente umana e popolare, come insegna Pedretti, poesia sovversiva e segreta fino al punto da farsi carbonara per sopravvivere a qualsiasi intelligenza piovutaci dall’alto, quella poesia non sarà italiana, ma dialettale.
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