martedì 16 gennaio 2024

la caduta

Difficilmente credo di possa trovare un universo più inquietante di quello del cinema di Georg W. Pabst, tutto incentrato sui bassifondi con questa criminalità vivace, feroce, affamata e sensuale, ossessionata dal denaro e piena di facce di criminali che in parte sembrano prese dai quadri di Grosz (che amava), in parte preannunciano quelle dei futuri nazisti al potere. Ne “L’opera da tre soldi”, che è un film dei primi anni ‘30 ispirato a un’opera teatrale di Brecht (il quale detestava il film perché trasformava, appunto, un’opera di Brecht in un’opera di Pabst), si osserva nel finale questa manica di tagliagole che confluisce in una Banca, capisce cioè che l’unica strada per loro per conservare e accrescere il loro potere è quello di istituzionalizzarsi ed entrare nel sistema economico sfruttando le masse dei poveri. Era un messaggio forte. Non a caso Pabst era considerato all’epoca non solo uno dei talenti del cinema tedesco, ma una delle voci più influenti della Sinistra. E anche per questo è crudele e ironico che lo stesso Pabst sia stato distrutto dal sistema economico che avversava. Quando fuggì dalla Germania nazista ed emigrò in America non riuscì, come altri registi, ad adattarsi al nuovo sistema cinematografico americano che razionalizzava i costi di produzione dei film (per i quali non si era interessati a raffinatezze artistiche che avrebbero rallentato i tempi di ripresa) e pretendeva il controllo assoluto sul prodotto finito, montaggio compreso. Al punto che, per orgoglio artistico, Pabst prima tornò in Europa, girovagando di paese in paese alla ricerca di un lavoro e poi, ridotto alla fame, accettò l’invito di Goebbels di tornare in Germania, dove girò un paio di film di propaganda. Fu la sua fine. La Sinistra, anch’essa rifugiata all’estero, lo ripudiò come traditore e venduto. Lui stesso cadde in depressione e passò il resto della vita a scusarsi per la propria debolezza, riducendosi negli ultimi anni a fare film sempre meno apprezzati. Non venne perdonato e dopo la sua morte sul suo nome cadde come un velo che ne offuscò i meriti. Ancora oggi, lo si ricorda soprattutto per i due film con Louise Brooks, spostando tutta l’attenzione su di lei e dimenticandosi come fu Pabst a trasformare Lulù in una star e non viceversa. Mentre andrebbe ricordato per una decina di film fondamentali realizzati prima della guerra e, subito dopo quella, almeno per “L’ultimo atto”, film bellissimo del 1955 che descrive le ultime ore di vita di Hitler (interpretato da Albin Skoda) chiuso nel suo bunker in attesa della fine, e ha ispirato alcuni rifacimenti assai più citati dell'originale, come ad esempio “La caduta” del 2004.


 

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