Oggi mi sono finalmente regalato la visione di Enzo Jannacci. Vengo anch'io, di Giorgio Verdelli, e posso solo dire quanto sia bello questo fillm. In genere i documentari sugli artisti non sono quasi mai all'altezza delle aspettative, sempre troppo carichi, come quello su Gaber, o semplicemente insignificanti. Ci sono poi delle eccezioni, e così ad esempio questo insieme al documentario su Patrizia Cavalli sono le cose più belle che ho visto negli ultimi mesi. Il film su Jannacci però, forse perché amo l'artista, è qualcosa che tocca corde molto più profonde, e mi sono commosso più di una volta nel vederlo. Soprattutto quando il figlio dice una cosa in cui mi sono riconosciuto, dice cioè che Jannacci era in grado di toccare picchi altissimi di successo e cadute rovinose, ma a lui non importava un granché, perché lui seguiva un suo percorso basato sulle parole "coerenza" e "decenza". Ecco, io sto lì, o mi piace stare lì, con lui, seguendo una mia coerenza e perseguendo una decenza che spero siano percepite anche se non portano al successo.
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