Oggi mi sono svegliato col senso di colpa perché ieri ho risposto male a un autore che mi ha chiamato per proporsi. “Non per vantarmi, ma io le sto dando oro colato” mi ha detto al telefono e già lì mi sono messo sulla difensiva. Quando però ha provato a infilare il piede nella porta chiedendo il mio nome, “Come si chiama il mio editore?”, mi è scattato qualcosa dentro: “Io non sono il suo editore, voglio che sia chiaro, non ho nemmeno letto cosa mi vuol mandare, quindi non si faccia false speranze perché io non gliele voglio dare”. Ho sentito il silenzio dall’altra parte, poi con la voce incrinata, che sembrava stesse per mettersi a piangere, il tipo mi ha detto: “Mi scusi, mi scusi, cercavo di creare una confidenza, chiudo!” e ha chiuso mentre provavo a dirgli di non agitarsi. Subito dopo mi ha chiamato una signora che voleva sapere se avevo letto il suo manoscritto e quando le ho risposto no, signora non ho letto niente: “Mi raccomando, che io voglio pubblicare con lei”. Ma perché, chiedo io, ce ne sono tanti di editori. “Perché lei quando mi risponde al telefono è sempre educato, mi sta ad ascoltare.” Allora ho ripensato al tipo di prima e mi sono sentito una merdaccia.
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