mercoledì 20 novembre 2024

voi

Autrice mi chiama al telefono per comunicarmi che sono stato scelto per pubblicare la sua raccolta. – O anche voi siete come tutti gli altri, che dovete fare prima la selezione? – Signora sì, serve prima fare la selezione. – Ma siete tutti uguali voi, ma com’è?! Sempre con questa selezione, la selezione, la selezione… fate la selezione e poi non mi richiamate mai! – Signora, così funziona l’editoria… Lo ha spedito a molti il suo libro? – Sì, io veramente volevo pubblicare con Mondadori o con Sperling & Kupfer, ma non mi hanno risposto quegli…! – (La sento agitarsi, tirare col naso e poi soffiarlo forte al telefono). – Signora, ma sta piangendo? – È che siete così cattivi voi editori, giocate coi sogni delle persone! Ora anche voi fate la selezione! – Ma voi chi, signora? – Voi, voi… voi piccolini!

martedì 19 novembre 2024

il cassetto

A poco più di un anno di distanza vado nel suo cassetto a cercare delle carte che ci servono per la banca, apro per la prima volta il suo portafoglio. In una tasca ci sono due foto: una sua da ragazzo che faceva lo scemo al mare in costume da bagno ed occhiali da sole a goccia, dietro la foto è annotato a penna “quant’è bella giovinezza!”, nell’altra sta serio serio accanto a mia madre che lo tiene al guinzaglio. A parte c’è un mazzo alto così di miei biglietti da visita. Lo sapevo già che quando si fermava a parlare con qualcuno li tirava fuori dicendo: “Lo conosci mio figlio?”. Il bello è stato scoprire che in macchina nascondeva i miei libri. Io lì a cercare di capire come mai non mi tornassero i conti sul numero di copie nei cartoni, e mio padre che pieno di orgoglio li regalava in giro senza dirmi nulla.

lunedì 18 novembre 2024

la finestra

Ci sono interi film che non valgono il finale de Gli anni ruggenti di Luigi Zampa, opera che il regista (più celebre per le commedie con Alberto Sordi che per i suoi film di impegno civile scritti con Brancati) amava particolarmente. All'epoca della sua uscita venne sottovalutato. Il film è un riadattamento italiano di un testo teatrale di Gogol, L'ispettore generale, ambientato nel Suditalia fascista (fra Ostuni e Matera con una toccata ad Alberobello). Il finale della pellicola, però, è originale e tinge tutta l'opera di un senso di mestizia e di poesia.

 

domenica 17 novembre 2024

da facebook

Ogni giorno su questa povera bacheca leggo stupidaggini del tipo che Trump, almeno lui, non ha mai fatto guerre, per questo è sempre meglio degli altri. Nemmeno Andreotti ha mai fatto guerre, eppure… Eppure Trump vi piace, e allora io penso che forse il problema non è Trump, ma siete voi e i motivi per cui vi piace. Leggo quelli che dicono che appoggiano Trump perché amano la pace e odiano una certa sinistra, e non li capisco, non ha senso per me questo aut aut, la trovo una forma di malattia. Credo che per una persona sana sia normalissimo odiare una certa sinistra così come è impossibile appoggiare uno come Trump, per gli identici principi; e penso che non c’è contraddizione più grande di dire di amare la pace e aspettarsela da un uomo così, uno intimamente convinto che le donne siano esseri inferiori, che i migranti siano esseri inferiori da deportare, che chi ha denaro conta di più di chi non ne ha, che l’ambiente e il mondo siano un ostacolo da abbattere invece di una risorsa da coltivare, che l’ignoranza dei popoli e la menzogna vincono sempre sulla verità, sull’informazione e sulla cultura, per quanto scomode e sgradevoli esse possano essere. L’unica vera contraddizione per me è questa, stare sempre a dire di odiare le menzogne del potere e poi sposare la causa dell’ennesimo re nudo, invece che del bambino che lo sbugiarda senza mezzi termini.

venerdì 15 novembre 2024

la libertà

C'è sempre una prima fase in cui tutti nella loro esperienza vogliono lasciare i social per disgusto e poi c'è una seconda fase in cui si dice che non serve a niente lasciarli e si finisce per sfottere chi lo fa trasformando sia azione che dileggio in un gesto tanto eclatante quanto vuoto di significato. Annullandosi. Ma se è vero che i social non sono liberi, ma sono sempre la più vera espressione del potere che ci controlla e indirizza, io direi che prova migliore che il potere ha vinto su di noi non c'è. Sarebbe bello sognare che tutti abbandonino i social per tornare a protestare in piazza, ma oramai il "cambiamento antropologico" è avvenuto e non siamo più capaci di immaginare né una protesta che non parta da un post (come me adesso), né una liberazione incondizionata dalla nostra bella gabbietta mediatica. La libertà si scrive qui e basta.


giovedì 14 novembre 2024

raffaello baldini

 C’è un mio amico che mi chiama raramente ma quando succede lo fa per un motivo speciale tipo l’ultima volta che gli era nata una figlia mentre oggi era in fila alla cassa del supermercato e anche se ci pensava già da ieri gli è venuta proprio in quel momento con la gente intorno che vociava questa voglia di dirmi che lo devo proprio leggere l’ultimo libro di Paolo Nori nel quale Nori dice che per lui sicuramente il più grande poeta italiano è stato Raffaello Baldini che non scriveva nemmeno in italiano ma scriveva nel dialetto di Santarcangelo e poi traduceva in italiano e Nori lo ha letto spesso sia in dialetto sia in italiano per se stesso e per gli altri e alla fine ci ha scritto questo libro per dire di questo suo amore e il mio amico allora mi ha mandato la foto di due pagine in particolare in cui Nori riporta e commenta una poesia di Baldini che parla appunto di un amore che non nasce a Venezia o Firenze o a Parigi o a Berlino ma sul vagone del treno un po’ prima di Forlimpopoli ed è questo dice Nori che lo rende davvero grande Baldini e cioè che un amore in Baldini possa nascere sul treno un po’ prima di Forlimpopoli ma con una tale delicatezza che a pensarci è la stessa cosa del mio amico che mi chiama con la voce gonfia di entusiasmo per dirmi devi leggerlo questo libro è bellissimo mentre è in fila alla cassa del supermercato.

il fascismo

Il fascismo in questi giorni mi rode dentro, è tutto intorno a me e permea ogni mio pensiero. Non è solo per tutto ciò che si vede al Tg e che già basterebbe, ma risuona come una campana d’allarme attraverso il mio lavoro. In questi giorni sto chiudendo un libro di Mario Gianfrate sugli anni che precedono la guerra nel nostro paese e passo le giornate scannerizzando vecchie foto dal suo archivio, di adorabili famiglie in camicia nera e ragazzi e ragazze in divisa militare che fanno esercizi ginnici nelle nostre campagne in trepidante attesa di venire armati coi fucili. In quella scia ieri sera ho visto Anni difficili di Luigi Zampa, film molto bello e troppo poco conosciuto, tratto da un racconto di Vitaliano Brancati, che parla di un uomo costretto a iscriversi al partito fascista per non perdere il suo posto di lavoro, ma questa adesione lo corrode dentro e lo porta, una volta che ha perso tutto, al suo discorso finale agli amici, dissidenti a mezza voce che fanno orecchio di mercante: “Vigliacchi, siamo tutti vigliacchi, sia quelli che per strada applaudivano il duce, sia quelli che invece fischiavano nascosti in casa, mentre avremmo dovuto uscire fuori e lamentarci a voce alta, come quei pochi che sono finiti ammazzati, o al confino, ma almeno si sono opposti a tutto questo”. Anche un bellissimo libro che sto leggendo in questi giorni, Un paese di Paul Strand e Cesare Zavattini, modello ineguagliato di reportage ambientato nell’Emilia del dopoguerra, porta i segni del fascismo nelle vite di questi poveri contadini senza futuro: lo porta fisicamente, sui muri su cui si vedono ancora i segni delle pallottole di chi è stato fucilato senza processo, e nei ricordi, in quelli di una donna che dopo la guerra denuncia, senza riuscire a farlo condannare, l’uomo che le ha infilato una pistola in bocca poco prima di ucciderle il marito; e in quelli di una vecchia contadina a cui il marito è stato invece ammazzato a forza di botte, lasciandola da sola a crescere 11 figli, che dice: “Nel ’45 mi hanno domandato se avevo voglia di vendicarmi, ma non avevo voglia di vendicarmi.”

mercoledì 13 novembre 2024

alcuni galleggiano

Ho letto che Richard Gere dopo la vittoria di Trump ha lasciato gli USA per trasferirsi in Spagna – un po’ come fecero alcuni artisti americani durante il maccartismo – e trovo in un certo senso squallido leggere commenti ironici su questa scelta legati all’appoggio di Gere alle ONG e a determinate politiche umanitarie indirizzate alla salvezza dei migranti. Per alcuni sembra irreale che possa succedere e altri invece mi paiono quasi provare un piacere perverso nel vedere morire la gente in mare. La prendono come uno scherzo, o come una scocciatura di cui farebbero volentieri a meno. Io la vedo più come la riprova che al di là di qualsiasi negazionismo la scienza è una materia esatta e ci conferma che, al contrario degli esseri umani, gli stronzi galleggiano sull’acqua da qualsiasi parte dell’oceano tu li guardi.

martedì 12 novembre 2024

orgoglio

Ho grande orgoglio per il mio essere meridionale, tranne quando vedo Raffaele Fitto in Tv che va a rappresentarmi in Europa appoggiato dai neonazisti ma con l'animo e la storia del tipico trasformista democristiano, uno che non ha un ideale che non sia se stesso, che non tiene a niente e a nessuno al di fuori di se stesso, uno capace di votare una cosa e domani rimangiarserla dicendo che ha "cambiato idea" per il semplice fatto che non crede in niente oltre il proprio tornaconto, peggio ancora uno che glielo si legge in faccia, nella piega della bocca, che non sa cosa sia la gentilezza di una parola. Uno di quei tipi che qui da noi si dicono "amari". Ecco, io quando vedo Raffaele Fitto in Tv mi vergogno sempre un po' del suo essere meridionale come me, e non perché sia nero o bianco, ma perché quel trasformismo lì che veste così bene non è soltanto suo, l'ha ereditato, e infatti io qui lo respiro ogni giorno in questo nostro Sud dove vivo, che poteva salvarsi da se stesso invece ha scelto di dare fiducia a gentaccia così, e nonostante l'abbia presa in c*lo tante volte non impara mai dai propri errori.

lunedì 11 novembre 2024

natura morta con uccelli

Un amico del mio vicino viene a trovarlo portando con sé una cesta piena di uccelli che ha cacciato. Sono troppi dice, e perciò ha pensato bene di regalarglieli. Il mio vicino, gentilissimo, dice che per lui sono sempre troppi e prova a regalarli a me, ma mi si legge in faccia che non gradisco. Se li vai a comprare costano almeno 5 euro, mi dicono per invogliarmi. Così, per evitare imbarazzi, interviene mia madre che ne accetta due, uno per ciascuno dice, così da non offendere nessuno. Prende un tordo e un merlo, che ora se ne stanno abbandonati sul pavimento della mia cucina, uno col petto bianco screziato da tocchetti di marrone, l’altro col becco lungo e le piume grigiastre con qualche riflesso azzurro. E ora chi se li mangia questi, chiede mia madre sapendo che io non li toccherò, quindi toccherà a lei pur essendo ancora troppi per lei sola. Perché se ci pensi gli uccelli a cui si spara sono sempre troppi sulla terra. Così li guardo e continuo a chiedermi che senso abbia per loro essere qui, uccisi non si capisce nemmeno perché, visto che nessuno sembra volerli né vivi né morti, e continuano ad essere passati di mano in mano nella speranza che qualcuno li gradisca.

lettura come lotta

Leggevo stamattina un articolo del Libraio.it in cui si diceva che sempre meno giovani nel Regno Unito leggono libri. Al momento solo il 34% dei bambini e adolescenti intervistati ama leggere nel tempo libero con una predominante di genere femminile. È lo stesso andazzo della popolazione dei giovani lettori in Italia che paradossalmente stanno un poco meglio (39%) almeno finché non arrivano alle medie, poi c’è il crollo. Con l’Italia che, però, continua ad attestarsi agli ultimi posti nella classifica dei lettori europei, insieme alla Romania e all’isola di Cipro (ultimi 3 posti sui 27 stati membri). La differenza è che nel resto d’Europa la percentuale media dei lettori è di circa il 53%, cioè una metà della popolazione legge e l’altra metà no. In Italia si scende al 35% (lettori che hanno letto almeno un libro all’anno). E il 39% (giovani lettori) del 35% (lettori totali) è effettivamente una cifra ridicola. Il dato più interessante però è un altro. Guardando alla mappa del mondo, viene fuori che i paesi dove si legge di più sono tutti in Asia (India, Thailandia, Cina, Filippine) e subito dopo in alcuni paesi dell’Africa. La media del tempo dedicato alla lettura in India, primo paese al mondo per lettori, è di quasi 11 ore a settimana per un totale di un libro letto ogni due settimane, a fronte della media italiana di un libro letto all’anno (più di un libro da noi fa già un “lettore forte”). È interessante per la percezione che si ha di quei paesi come di economie rampanti che presto controlleranno il mondo a fronte della nostra percezione di paesi in declino. In questo senso si potrebbe dire che si legge di meno anche come effetto del decadimento economico e culturale dell’Europa. Ecco così che mentre leggevo i dati continuavo a pensare a “Fahrenheit 451”, alla scena di quegli uomini che imparavano i libri a memoria per non perderli. E ho pensato all’attività della lettura come a una forma di resistenza contro il decadimento dell’Europa. Chi legge resiste, guarda al futuro, chi non legge, chi non trova più il tempo e la motivazione per farlo, è già stato a modo suo battuto, ha già fatto i conti con la storia e ha perso.

domenica 10 novembre 2024

se mi vuoi bene

Sarà l’autunno che rimescola le carte in tavola, ma ultimamente sta succedendo a molti di lasciarsi. Così è capitato di recente a una mia amica (e autrice) che, per compensare la perdita amorosa, ha cominciato a bere oltre misura. È una situazione per cui prima o poi siamo passati tutti, anche io, e la capisco bene. Ma ieri ha passato il colmo, infatti andando al cesso per liberarsi è inciampata, è crollata per terra e crollando si è spaccata la faccia contro lo spigolo del water. Mentre era al Pronto Soccorso per farsi visitare, col naso che sanguinava sui vestiti, ha cominciato a rimuginare sulla sua vita e su come si sente patetica, e ha avuto la necessità di chiamarmi per chiedermi se per caso avevo letto le poesie che mi aveva mandato mercoledì scorso, perché aveva bisogno di sentirsi dire qualcosa di buono per riacquistare autostima, tipo le poesie sono belle e ti pubblico l’anno prossimo. Si vede che non era serata, le ho risposto, perché proprio ieri sera, io che in genere esco poco e nulla, proprio ieri sera ero a cena con amici e non ho risposto al telefono. Non ho nemmeno letto le poesie. Così oggi la mia amica ha passato la giornata a lamentarsi con me, in lunghissimi vocali che ho ascoltato per autopunirmi, del fatto che non sono più l’amico di una volta. – Pochi anni fa mi avresti risposto a qualsiasi ora del giorno e della notte! – Pochi anni fa ti rispondevo perché volevo venire a letto con te! – Lillo, smettila, questa non è una giustificazione! Se mi vuoi bene, dimmi solamente cose belle!


due campagne d'aiuto

È a suo modo educativo mettere a confronto due diverse campagne di richiesta donazioni per due tragedie umanitarie in corso e vedere come vengono commentate dal pubblico italiano. Nemmeno due mesi fa, a settembre, venne lanciata una campagna a favore del Sudan colpito dal colera oltre che da una feroce guerra civile. I commenti italiani alla campagna sui social andavano da “Chiedeteli a Zelensky” a “Chiedeteli alla Meloni”, altri se la cavavano col solito “Ci abbiamo già i problemi nostri” fino al massimo di “Ora portatelo in Italia, mi raccomando”, sottinteso: il colera. Non ho letto nessuno, non un solo commento che dicesse: “Il mio cuore è con voi”. Oggi ho visto, invece, la campagna per richiesta di aiuti a Gaza. Non un solo commento cattivo, non una battuta sarcastica, più di uno scriveva: “È un anno che vi dedico il mio 5 per mille”, tantissimi i “Coraggio siamo con voi!” e persino qualcuno che scriveva “Speriamo che la vittoria di Trump vi possa aiutare!”, nonostante sia abbastanza evidente che Trump abbia maggiore simpatia per la parte avversaria.

sabato 9 novembre 2024

regalare libri di poesia

 Ieri è passato a trovarmi Domenico, che ha fatto qualche anno fa l'alternanza scuola-lavoro con me e adesso studia medicina a Bologna, e un po' per interesse suo un po' perché spero di avergli lasciato qualcosa, continua a frequentare la poesia, ma come mi ha detto ieri si diverte più a leggere quella degli altri che a scriverla e come fa ogni volta che viene a trovarmi mi porta il libro scritto da un altr* che gli è particolarmente piaciuto. E stavolta mi ha portato questo.

 



venerdì 8 novembre 2024

proiezioni

Ho letto le proiezioni del Washigton Post sul voto americano diviso per razza e sesso e da ciò che vedo non è vera la notizia che girava ieri che la sinistra americana ha fallito ed è stata screditata dai più poveri che si sono rivoltati alla élite dem. Dalle analisi emerge che la maggior parte delle etnie "minori" (soprattutto neri e ispanici, e in particolar modo donne nere e donne ispaniche) che sono andate a votare hanno votato Harris. Semplicemente il voto dei bianchi americani (uomini e donne) che hanno votato e che rappresentano il 60% della popolazione ha schiacciato gli altri favorendo Trump. In sostanza, più che una sconfitta della élite bianca al potere, è stata l'ennesima vittoria della razza bianca sulle altre. Così stanno ancora in America.

pasolini

Ieri mi hanno ricordato che l'anno prossimo sono 50 anni esatti che è morto Pasolini. Dopo l'ubriacatura mistico-commerciale che c'è stata due anni fa per il centenario della nascita, non riesco a immaginarmi cosa ci inventeremo, eppure so per certo che in qualche modo riusciremo ancora a spremere qualche goccia di sangue dalla sua opera e dal suo corpo, forse riusciremo pure a dire, ufficialmente, chi lo ha ucciso e come. Dopo 50 anni di bugie e omertà forse ce la potremmo fare.

giovedì 7 novembre 2024

de andrè

Ieri un tipo su IG che pareva molto contento della vittoria di Trump perché finalmente avrebbe contrastato questo clima d'odio antirusso, anche se poi si scherniva dicendo (e citando il povero De Andrè) che lui è contro il potere tutto, a un certo punto ha fatto fra le righe allusioni a quei fessi tipo me che credono alle bufale sul clima e si fanno l'orto a casa per mangiare vegetariano a km 0 ecc. tutte cose molto inutili che non cambiano di una virgola quello schifo di potere che ci sovrasta, come se già mangiare bene non sia una forma sana di lotta. Leggendolo, però, mi è venuto da pensare che, per quanto io ci parli, davvero non capisco le posizioni di quelli che credono alle scie chimiche e poi mi dicono di non credere al surriscaldamento globale, definendola una bufala, io non capisco perché secondo loro l’uomo ha il potere di iniettare sostanze nell’aria che respiriamo ma non ha potere di influenzare la natura. Ma non è una contraddizione? Ho letto persone convinte che il disastro di Valencia sia stato provocato da inseminazioni di nuvole di pioggia in Marocco, e proprio per questo sostengono che è la prova che non c’è alcun cambiamento climatico in corso, ma è stato solo un “incidente” più o meno casuale (che già detta così, visto quello che è successo, fa abbastanza paura). Ma non è invece la prova che se l’uomo vuole può facilmente modificare il clima, sconvolgerlo e creare disastri ambientali? E che occorre quindi una regolamentazione etica di cosa si può fare o no, e come, e con quali scopi, in natura? Perché, se anche fosse vera la storia del Marocco, tu come ti comporti: vai in Marocco a dirgli di non provare mai più a far piovere sul loro stato, anche se magari hanno una grave siccità in corso? E dall’alto di quale gradino glielo puoi impedire? E sai dove ti mandano quelli in Marocco se provi a dirglielo? E allora che si fa, andiamo avanti con il "Liberi tutti" fino al prossimo incidente, alla prossima Valencia? Perché tanto non è vero niente? A me sembrano tutte cose molto reali di cui discutere, mica fantasie. E il fatto che non si riesca a discuterne pacificamente arrivando a una soluzione condivisa mi pare solo la controprova che il problema è veramente serio.

martedì 5 novembre 2024

certezza

Oggi un mio amico mi ha scritto un messaggio bellissimo in cui mi ha detto più o meno così: Antonio io lo sapevo che eri bravo, ma adesso che finalmente ti ho letto ne ho avuto la conferma. Mi ha fatto un sacco piacere. Ecco io penso che vada preso come esempio da tutti voi che mi volete bene: non abbiate paura di trasformare la vostra fiducia in certezza: prendeteli i miei libri e leggeteli anche.


lunedì 4 novembre 2024

l'attrice

Leggere post (per me) assurdi, scritti da gente che pubblica libri, in cui si lancia l’ipotesi che la ragazza che ieri si è spogliata per protesta in Iran forse è una attrice, una comparsa paracadutata lì e utilizzata dal “nemico” per favorire l’ostilità verso l’Iran e aumentare il consenso al prossimo attacco di Netanyahu. Come se servisse una comparsa, dopo anni che stanno combattendo in quel paese per un po’ di libertà, dopo Mahsa Amini, dopo che sono morti tanti giovani impiccati per strada, lontanissimi dalla nostra attenzione, come se servisse una comparsa a ricordarci che l’Iran è una dittatura feroce che odia la giovinezza e le donne. E se anche fosse vero, se anche fosse stata una comparsa? Quanto siamo meschini se abbiamo bisogno di una attrice per ricordarci del male vissuto in un paese? Quante attrici, quante serie Netflix, ci serviranno per ricordarci, che ne so, delle donne afghane? E così noi, invece di stare dalla parte di quei giovani che lottano, pensiamo solamente al “nemico”, il “nostro” nemico, al nemico che ci siamo dati fregandocene degli altri, così nell’ansia del nemico non pensiamo a niente altro che al nemico, il nostro, e arriviamo a sospettare di chiunque, anche di noi, perché il nemico è ovunque, anche in noi, finché il nemico diventiamo noi, e abbiamo finalmente un buon motivo per odiarci e invocare la nostra stessa distruzione col profondo e assoluto egoismo che ci è proprio. Ma cosa è vero e cosa è giusto, allora, agli occhi di chi non crede in nulla al di là del suo nemico?


domenica 3 novembre 2024

non sono come gli altri

Autrice mi scrive dicendo che cerca un editore e lo vuole rigorosamente NO EAP perché lei è una poetessa vera, lo dice con molta sicurezza, ma soprattutto a voler essere onesti è disoccupata e molto povera, quindi non ha soldi da dare a nessuno. – Allora, dico, sei proprio una poetessa! – Leggo alcune sue poesie, sono tutte d’amore, ma tutte molto classiche, di un classicismo senza tempo. Le chiedo cosa legge in genere. – Non mi piace leggere. Non mi piace la poesia. Dei poeti che ho letto non mi piace nessuno, li ho tutti buttati nel cesso i poeti. – E se non ti piace la poesia, come hai cominciato a scrivere in versi? – Due anni fa ho conosciuto uno e la poesia è sgorgata da sola. – E adesso perché vuoi pubblicare? – Perché quello stronzo mi ha lasciata, e siccome mi ha cacciata di casa ora ho bisogno di un lavoro. – Dici che sei poetessa e non lo sai? Nessuno fa soldi con la poesia. – Per me è diverso. Io mica sono come gli altri. Io sono più brava. – Ah, ci credo. – Mettimi alla prova, tu organizzami i giri e io ti giuro che vado a promuovere il libro dovunque. – A spese mie? Mi sa che faccio prima ad adottarti. – Per me va benissimo anche quello.