Prima stavo leggendo una intervista a Riyoko Ikeda, autrice osannata di quel capolavoro manga che è Lady Oscar. L’autrice a un certo punto dice che, mentre lavorava alla trama del fumetto, che aveva uscite periodiche, e cercava di capire come chiuderlo, e se lasciare o no che Oscar si accoppiasse con qualcuno, il personaggio di André che né Oscar né la Ikeda avevano mai considerato prima, che nella storia era soltanto una spalla, prese piano piano il sopravvento e malgrado le intenzioni della Ikeda crebbe da solo, si prese uno spazio tutto suo, sempre più ampio e profondo nel suo tormentato amore non corrisposto, tanto da farsi tridimensionale e assumere il ruolo di coprotagonista, dando al finale della storia quella dimensione tragica che oggi sembra quasi necessaria, per cui uno si dice “non poteva che finire così”. In realtà non era nemmeno stato immaginato, è successo da sé strada facendo. Ecco, mentre ci pensavo ho capito che questo è ciò che fa la differenza fra un semplice scrittore umano e le AI che scrivono libri o fiction, non la capacità di scrivere delle storie bellissime o costruire un finale perfetto (credo che le AI ne siano o ne saranno perfettamente in grado), ma quel tempo particolare di elaborazione della storia (che secondo me le AI non hanno e non avranno mai come pregio e limite) in cui un personaggio reclama la sua indipendenza rispetto alle intenzioni dell’autore, assume una sua fisionomia che decide da sé, un respiro che nessuno aveva immaginato per lui, entra in quello spazio particolare in cui una scrittura smette di essere prodotto e si fa opera d’arte.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
sabato 25 novembre 2023
domenica 13 marzo 2022
spazio
Stanotte
ho sognato che veniva la polizia a casa dei miei perché avevano fatto una
rapina a quelli del piano di sotto. Solo che tra quelli del piano di sotto c’ero
anche io. Quando scendevo a vedere cos’era successo, i rapinatori avevano fatto
una strage di quindici persone e scavato una galleria lunghissima, più di un
chilometro, per arrivare fino in banca. “Gesù, dicevo, guardando sconsolato i
danni, non potevate fare direttamente la rapina in banca?”. “Sì, mi rispondevano
i ladri, ma poi non sapevamo più come ammazzare le quindici persone che ti
occupavano casa.” È finita che li ho dovuti pure ringraziare per avermi fatto
spazio.
sabato 12 marzo 2022
la guerra e la macchina
E me lo gridano in faccia: Coglione, io non voglio la guerra!
In verità sono stressati. Io vado oltre
E dico loro che non voglio la Macchina.
Tutti che mi gridano: Coglione, la Macchina ci serve!
Ma tu pensa che pace
Se non ci fossero le auto per estendere il dominio
Della corsa. Immagina se ti chiamassero: È la guerra mondiale!
Dobbiamo andare in Russia ma a piedi.
La guerra sarebbe già finita prima ancora di arrivare.
Immagina i Russi che entrano a Kiev senza i loro mezzi corazzati
Senza carri armati – non esistono! – con le suole consumate
Da una marcia di 850 chilometri con lo zaino in spalla
E i carri lasciati indietro coi cavalli, arenati in un pantano.
E prendono una boccata d’aria perché sentono
Che finalmente sono arrivati
E hanno appetito perché 850 chilometri a piedi
Mettono fame. E prendono una boccata d’aria
Perché senza le Macchine l’aria è pulita
Il mondo più chiaro, le strade non hanno cadaveri
Sui bordi. Chi vuol farla più una guerra
A questo punto? Uno
Dopo 850 chilometri è stanco morto.
Cade sull’erba e si addormenta.
mercoledì 1 agosto 2018
nostalgia
domenica 10 dicembre 2017
venerdì 16 giugno 2017
il ragno
domenica 28 agosto 2016
hackensack
martedì 19 gennaio 2016
lenka
del cane mandato nello spazio
e del tuo gatto un po’ bagascia
un po’ topastro d’appartamento.
È Laika mi correggi il cane
mandato a morire nello spazio
in nome della scienza. Lenka
è come il nostro amore dorme
in cima alla libreria e vola oltre
la stratosfera quand’è sedotta
dal tuo intelletto (quando non fai
lo scemo). Proprio come fa Honza
in umide poesie per ribadire
che il sesso migliore lo fai con le
parole. La conosci?
lunedì 7 dicembre 2015
punto morto
lunedì 7 aprile 2014
lo spazio
a pochi metri, uno con un giornaletto in mano.
L’innocenza e la depravazione.
Il giocattolo scivola sull’asfalto
e l’uomo si sofferma sulle sue cose:
nascosti, poco visibili, una coppia che si bacia;
la bambina osserva e vuole diventare più grande
vorrebbe provare anche lei
ma in lei c’è sempre l’innocenza.
Ad un altro angolo due vecchi che s’incavolano,
forse per l’ultima volta,
mentre spadroneggia l’orgoglio e la dignità di un giovane
che non tradisce un suo amico.
La passione spadroneggia:
passione, esperienza, crudeltà, odio;
ma dopo ogni cosa l’amore.
(Pino Simone, poesia inedita)
sabato 18 gennaio 2014
poesia orfana di un nome
e ho perso di te ogni stima.
Come potrò guardarti
e ancora attribuirti
un nome per definirti amica?
, io so
e ormai al tuo posto non c’è
che uno spazio bianco
ingombrante e umido
terriccio per i vermi.
, io so
ma questo non consola dal dolore.
Neppure la più alta muraglia
vacante di un mattone
è senza breccia.
domenica 15 dicembre 2013
l'astronauta
schizzano i pensieri come biglie
corrono e giungono carezze
fra le coperte stellari in cui siamo avvolti
come in un cielo caldo e denso
in cui tu manchi perfezione.
Un cuore coraggioso in tuta d’astronauta
è pronto ad affrontare il buio
per averti. Non mi capacito no
di non poterti stringere
e vagare poi nel tempo
cullati dal conforto dal silenzio.