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giovedì 15 agosto 2019

barzellette, di ascanio celestini

Lancio una suggestione su Barzellette, l’ultimo libro di Ascanio Celestini, pubblicato da Einaudi, che è appunto un’esaustiva raccolta di barzellette – 300 pagine – con la cornice della storia di un’amicizia, quella fra il capostazione di un’infima stazione terminale e il suo aiutante che gli racconta barzellette per far passare il tempo. Mi fa pensare tanto a un racconto di Flaiano che sta in Diario notturno in cui un capostazione annoiato sta in questa stazione persa nel nulla insieme al suo telegrafista – si parla dei primi anni ’40 – aspettando che succeda qualcosa, finché succede un disastro ferroviario. Ecco, magari la cornice di Celestini non c’entra nulla con la mia suggestione, ma il libro, con tutta la cinica fatalità delle barzellette mi sembra quasi un prologo a quel racconto. 
Per quanto riguarda le barzellette vere e proprie, il loro tono è ovviamente discontinuo, passando dalla genialità fulminea di alcune al mero passatempo di grana grossa di altre, ma come avverte lo stesso Celestini il loro valore non sta nel dato estetico e neppure in quello propriamente comico, quanto in quello sociologico: soprattutto dove prevale l’anonimato del testo che può e deve farsi, attraverso il racconto, voce comune. In quell’anonimato, soprattutto, è anche possibile dare libero sfogo alle pulsioni più becere, oscure, infami, con risultati spesso crudeli ma divertenti, lì dove le barzellette si fanno politicamente scorrette, da quelle razziste a quelle sui pedofili: 
– Amore, cosa significa la parola pedofilo? 
E lui: – Che parolone difficile per una bambina di sei anni! 
Ecco, in un romanzo, trovare una tale facilità di linguaggio creerebbe disagio, in una barzelletta è una semplice condizione. Eppure, va anche ammesso che delle centinaia di barzellette qui raccolte – forse perché trascritte perdono molta della loro leggerezza discorsiva – le più affascinanti per il lettore sono quelle che mostrano un sostrato più letterario più evidente. Il tal senso, le migliori risultano probabilmente quelle contenute nel quarto capitolo, tutto dedicato alla Russia di Stalin.

giovedì 31 dicembre 2015

tema di smentita

È bello che in sogno noi
si riesca ancora a scopare.
Al telefono ieri mi leggevi di rane
di primi baci scoccati da un treno.
Né mi contavano «addio» fra i colpi
di tosse e di nebbia. Soltanto
con pena e malizia: «Lillo mio
chissà». Tema eterno di smentita ché
non «amico» mi chiamavi
ma per nome e mi baciavi
in una anonima stazione nuda
con me in sogno. Con me perduta.

venerdì 25 aprile 2014

scena in una stazione a nord

I cani impazziti nel sonno apprensivi osserviamo
attaccarsi coi treni. Non c’è verso di fermare
l’amaro scorrere di un’altra corsa inutile.
Tolgo il disturbo, mi dici indispettita se la vita
non va a tuo comando. E non ascolti né annoti
la vita spegnersi in un campo
d’inverno poco prima che faccia primavera.
Siamo immobili.
Ci arriva pungente il suo fiato letame. Sorridi
ché l’ultimo ricordo leghi pure a questa
scia di merda e presto
rinverdirà la terra ed i tuoi occhi verdi o rossi
e non più odiati non più desiderati, ma morti.

martedì 21 gennaio 2014

complicazioni

In treno incontra un uomo, le sta seduto accanto, le sembra un uomo mite. Ci scambia due parole di convenienza per far passare il tempo. Lui dice di preferire viaggiare da solo, di amare il silenzio quando si muove per nuove città, di odiare le complicazioni nate da chiacchiere inutili con vecchi e nuovi amici. E comunque, aggiunge quasi per scusarsi, sua moglie lo ha lasciato da poco e questo ha cambiato un po’ tutto. Lei nemmeno gli risponde. Non le piace più la sua voce bassa. Pensa che uno fa così quando non sta bene con se stesso, e che viaggia da solo, forse, per costringersi ad ascoltarsi. Le viene quasi dispiacere per lui, anche se non può farci nulla. In stazione lo saluta con un cenno della mano, lieve ma educato. Lui le risponde attraverso il vetro appannato.

mercoledì 8 gennaio 2014

poesia scritta nel bar

di fronte alla stazione in cui ti aspetto in ritardo.
Sarà passata ormai l’ora del tuo arrivo?
Non entro né chiedo una risposta.

Preferisco illudermi d’un binario vuoto
da riempirlo con quello che non dice
che affrontare il secco NO di un orologio
fermo per sempre sulle dieci.

sabato 28 dicembre 2013

ti regalerò strade diritte...

Ti regalerò strade diritte
che si schiudano dolcemente
sotto le tue ruote
città senza scale in cui
perduti in fughe d’amore
ridendo sfrecciare verso la stazione.

Un giuramento come mille
pronunciato a un semaforo
ci accomuna per sempre
nel nostro destino alle farfalle.

sabato 6 luglio 2013

qui dalle parti sanno usare la zappa...

Qui dalle parti sanno usare la zappa
per spingere fuori l’odore
del glicine e della salvia da sapone.

La vecchia stazione sta sospesa
e si scuote appena spaventata
se passano ronzanti ciclisti
per campi a inalare e per giardini la rosa che si sfa.

venerdì 5 aprile 2013

la primavera ha i tuoi occhi...

La primavera ha i tuoi occhi
e indossa le tue calze portafortuna
e il tuo cappotto da tre lire
e nella borsa ha una pistola
per rapinare il tempo dei minuti
preziosi quando ci stringiamo
o passeggiamo verso la stazione
e parliamo come viene di noi
quando te ne vai lo vedi
trema l’aria negli alberi nei vetri.

sabato 3 novembre 2012

martedì 30 ottobre 2012

come l’amore di giorno...

Come l’amore di giorno
sta al sole indisturbato
gatto grasso a Istanbul
straniero in un sole beato

di notte va in stazione
fuma coi muscoli coi nervi
poi scaracchia, s’imbosca
tra i binari non riamato.