Autrice mi manda come proposta di pubblicazione gli screenshot del suo cellulare, di testi cioè scritti in diretta sul telefono e poi fotografati apposta per me dalla sua chat. Mi dice che sono poesie scritte di getto, nell'impeto dell'emozione e indirizzate a un 'tu' che è reale (quello della chat appunto). Su cinque testi che apro tre parlano di orgasmo, uno di masturbazione e uno allude a un rapporto extraconiugale con un uomo sposato. Io leggo e mi sento un guardone.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
giovedì 31 agosto 2023
sabato 26 agosto 2023
senilità
il richiamo del maschio
Una cosa da non fare assolutamente se hai un orto con degli animali è assecondare il capriccio infantile di andarsene in giro a piedi nudi fra gli ortaggi. Potresti avere delle spiacevoli sorprese. Prima, ad esempio, mentre raccoglievo i fiori di zucca ho sentito una sensazione umida sotto il piede, l’ho sollevato e ho scoperto di aver pestato una sostanza densa, color bianco latte. Sono stato dieci minuti buoni a chiedermi che fosse, finché non ho sentito agitarsi le foglie di zucca e poi il caratteristico richiamo del maschio di tartaruga che montava a più riprese la compagna e poi, nell’inseguimento amoroso, correva in giro a spruzzare ignobilmente il suo seme per tutto il giardino. C’è chi lo ingoia, io stamattina l’ho spalmato sul piede.
venerdì 25 agosto 2023
sogno del funerale
Poco fa mi sono detto ora mi faccio mezz'ora di sonno così
recupero la stanca. Ma nel sogno mi sono ritrovato che andavo a un
funerale, dove tutti mi guardano malevoli perché avevo dimenticato di
cambiarmi e mi aggiravo sotto le navate con ai piedi i sandali in legno
del dottot Sholl's, che facevano un fracasso mentre camminavo, come se
qualcuno suonasse le nacchere in chiesa. Alla fine il prete
si è fermato a metà della funzione, mi ha detto che ero molesto e mi ha
scacciato fuori ad aspettare la fine del funerale nel parcheggio, dove
mi si è avvicinato un tipo con la faccia butterata che ha provato a
consolarmi chiedendomi in cambio una sigaretta, che non avevo perché non
fumo nemmeno nei miei stessi sogni.
giovedì 24 agosto 2023
registrazione da campo in un monolocale
Ventitré anni dopo le ultime incisioni in una stanza d’albergo di Robert Johnson e ventitré anni prima della registrazione casalinga di “Nebraska” di Bruce Springsteen, c’è questo disco registrato nel 1959 da Lightnin’ Hopkins, bluesman texano maledetto e dalla vita disordinata, che dopo aver vagabondato per locali per tutti gli anni ’40 aveva deciso di farla finita con la musica ed era scomparso dalla circolazione alcuni anni prima. Venne ritrovato dopo una lunga ricerca da Sam Charters, un suo ammiratore. Viveva in un monolocale a Houston campando alla giornata e venne convinto, in cambio una bottiglia di gin, a registrare lì sul posto, voce e chitarra, alcuni pezzi blues su un registratore portatile. Fu una registrazione da campo in un monolocale. Sono blues secchi, asciutti, molto intimi nell’atmosfera ma privi di qualsiasi speranza nei testi. La registrazione è povera ma pulita, dura appena mezz’ora. Ne venne fuori, insomma, uno dei più bei dischi di blues di sempre perché alimentava la leggenda di una maledizione che non poteva estinguersi se non quando la si raccontava cantando. L’album, che in copertina porta semplicemente il nome del suo autore, uscì al momento giusto (durante l’ondata di folk revival che invase l’America agli inizi degli anni ‘60), ebbe un enorme successo e gli dette la spinta per ricominciare a fare musica e salvargli la vita.
collana
vagabondaggio
mercoledì 23 agosto 2023
spaghetti
martedì 22 agosto 2023
il fine
Certi giorni penso che dovrei chiudere la casa editrice solo per riprendermi il piacere di leggere un libro senza l'ansia di doverlo vendere. Non sono nato editore, ma leggo da quando cominciano i miei ricordi. La lettura accompagna la mia vita. L'editoria mi è cascata addosso quasi per caso, ma non è il fine. Il fine per me resta soltanto l'esperienza della lettura.
lunedì 21 agosto 2023
ferie
Oggi una signora in ospedale, che trascinava fra i piani suo marito paralizzato dalla scorsa primavera da un male incurabile, gridava a gran voce che in due mesi non è riuscita a parlare con lo specialista che dovrebbe seguirlo, perché sono due mesi che le dicono che lo specialista è andato in ferie. – Ma la sua malattia non va in ferie, gridava a voce alta nei corridoi, la malattia non va in ferie! – E mentre andava su e giù cercando un sostituto per farsi aiutare, spingeva il corpo dell’uomo rigido sulla carrozzina con la bocca spalancata e muta e gli occhi spalancati in avanti e pieni di paura. Allora lei ogni tanto allungava la mano e lo accarezzava sull'orecchio per fargli sapere che c’era.
dove la mettono?
Sarà anche vero, come dicono orgogliosi, che la poesia, in quanto genere scarsamente commerciale, rende immuni dal potere. Ma allora poi mi dovete spiegare tutti questi poeti, a decine, a centinaia, che scodinzolano in adorazione del successo e di chi ha più potere di loro. Io non me lo spiego. Dove la mettono la poesia in quei momenti?
domenica 20 agosto 2023
utopia
Piero Sansonetti su Rete 4 dice, parlando del problema dei migranti, che ci sono due metodi per affrontare il problema: quello post fascista inaugurato da Minniti che li ricaccia indietro verso i campi di concentramento africani, e quello umanitario auspicato da Bergoglio che vuole studiare dei piani di accoglienza usando i fondi del PNRR. Altri non ce ne sono, dice. E invece, volevo rispondergli, c’è per chi volesse, il metodo Mimmo Lucano. Prendi tutti questi poveretti che sbarcano, gli dai una casa in uno dei tanti paesini abbandonati del Sud fra Calabria, Sicilia e Lucania, gli dai un lavoro usando i fondi del PNRR per costruire strade, infrastrutture, riconversione urbana dei piccoli centri, piccole aziende agricole che abbattano il caporalato. Nel giro di 10-15 anni hai dato loro un futuro e hai fatto rinascere il Sud. Se te ne importa.
sabato 19 agosto 2023
ritratto
Stamattina ho incontrato un amico che beve troppo. Alle dieci stava fuori dal bar e aveva già un bicchiere di rosso in mano. Stava seduto per terra davanti al bar. Mi ha chiamato, mi sono seduto per terra con lui. E siccome c’era una bella luce ho tirato fuori il telefono per fargli il ritratto. Lui s’è arrabbiato. – Uno che mi vuole bene il mio ritratto se lo fa nella testa e non col telefono. Non mi piace il telefono! – Gli ho detto che anche Paride mi diceva così. Mi ha sorriso. Poi abbiamo parlato di Mungione e di Franco il rosso, a cui invece il ritratto l’ho fatto. All’improvviso si è fatto scuro in volto. – Ma di che mi stai parlando. Sono morti, sono morti! Sono morti, hai capito? Io sono vivo, hai capito? Io sono vivo! Io non voglio nessuna foto da te! – Mi sono scusato, gli ho detto che non volevo offenderlo con l’idea di fargli il ritratto. – Ma io mi sento già le campane sulla testa, mi ha gridato. Mi sento le campane addosso! – Poi si è tolto le scarpe e mi ha scacciato lanciandomele dietro. – Lilloo-o-o! Ha cominciato a ululare scalzo per strada. Lilloo-o-o-o! Lilloo-o-o-o! E non si capiva più se era arrabbiato o piangeva.
poveracci noi
L’espressione che va per la maggiore questa estate fra gli italiani è “poveracci”. L’imprenditore (ricchissimo) che denuncia pubblicamente la fidanzata che gli mette le corna è un “poveraccio”. Gli italiani che non rinunciano alle loro vacanze, anche se non hanno soldi nemmeno per il pieno di benzina, sono “poveracci”. Quelli che vanno in Albania e scappano dal locale senza pagare il conto sono “poveracci”. La premier che paga il conto per loro (80 euro) ma coi soldi di chi, è una “poveraccia”. Quelli che intanto servono ai tavoli con turni massacranti e malpagati sono “poveracci”. Le donne picchiate, massacrate e poi usate come materiale da Tg e approfondimento, per ricordarci che siamo ancora in grado di commuoverci, sono “poveracce”. Quelli che vivono in guerra sono “poveracci”, ma quelli che muoiono in mare sono “poveracci” due volte. Quelli che arrivano qui sui barconi sono, a detta di Feltri, “poveracci” e “straccioni”. Persino mio padre ammalato in questo sistema sanitario che dà tutto a tutti (chi lo nega) ma niente senza sputare veleno, è un “poveraccio”. Solo la Murgia si salva, che è “povera” ma non “poveraccia”. Un velo decisamente democratico si stende su di noi, sul nostro tempo, e ci fa tutti uguali in questa sorta di povertà morale, oltre che linguistica, più ancora che economica, dove il povero è “poveraccio” esattamente quanto il ricco. Altro che restare umani, siamo “poveracci” nel cuore. E io? Io sono ricco di fantasia, ma mi sa che anche quella da sola non basta a salvarmi dal disprezzo.
giovedì 17 agosto 2023
quando leggo, quando scrivo
Quando soffro scrivo e quando non soffro leggo. Leggere mi piace più che scrivere, ma mi sveglio ogni mattina col bisogno di scrivere qualcosa.
mercoledì 16 agosto 2023
amazon
Lettrice mi ordina un libro su Amazon. Glielo spedisco. Le arriva. Il giorno dopo chiede il reso che Amazon le assegna di default e in cui come giustificazione mi scrive: Mi spiace, non era quello che stavo cercando. Così mi rimanda indietro il libro che le devo rimborsare per intero. E siccome sta diventando una prassi comune, con Amazon, comprare qualcosa, utilizzarla per poche ore e poi restituirla come reso per non rimetterci un euro, sospetto fortemente che la signora se lo sia letto senza pagarlo e poi me lo abbia restituito usato, perché con Amazon poteva farlo. Sarei un falso moralista se mi scandalizzassi, ma a questo punto continuo a chiedermi a che serve tutto sto chiacchiericcio che facciamo ogni giorno in rete o sui social per promuovere dei libri, fra pubblicazioni di estratti, pseudo interviste, recensioni o segnalazioni che il lettore nemmeno fa lo sforzo di andare a cercare se poi ha il coraggio di dirmi: Non era quello che stavo cercando. Signora mia, era un libro di poesie, cos’altro stavi cercando? – Invece mi pare che con la politica dei resi di Amazon tutto somigli sempre più alla scatola di cioccolatini di Forrest Gump, dove però se scegli il cioccolatino al latte invece di quello fondente hai la facoltà di rimetterlo nella scatola dopo averlo sputato e riavvolto nella carta. Quello se lo mangerà qualcun altro.
lunedì 14 agosto 2023
six in one
poeta al mare
Quello che ti chiama alle 10 del mattino del 14 di agosto per chiederti se può inviarti la sua proposta. Mentre parla, in sottofondo, si sente il mare. – Ma scusi, è al mare? E si goda quello invece di pensare a mandarmi le poesie. – Cosa vuole, sto qua con la famiglia, mia moglie e i figli, il bagno e i figli, la focaccia e i figli, questo è tutto il mare che vedo! Dopo mezz’ora che sto qui comincio a pensare ad altro per non pensare a ciò che vedo.
domenica 13 agosto 2023
dopo sordi
Devo dire che dopo le accuse al pubblico di avere un pochino esagerato, durante il funerale di Silvio Berlusconi, nell’espressione del proprio cordoglio toccando delle punte kitsch che erano a tratti imbarazzanti, il funerale di Michela Murgia è stato, nella grandiosa genuflessione corale, quasi uno schiaffo col guanto bianco alla figura dello stesso Berlusconi, che ha incarnato l’opposto speculare della Murgia. Non solo lo ha surclassato (ad agosto!), ma ha toccato delle punte a tratti ancora più imbarazzanti, come quella che ho letto poco fa di una lettrice che chiedeva in un post se si sapesse cosa pensasse la Murgia dell’invio di armi in Ucraina, come se saperlo potesse svilire o confermare l’aura da santino che già si sta formando intorno a lei. Pensandoci mi torna alla mente una frase che disse Paolo Villaggio durante il funerale di Mario Monicelli, rievocando quello affollatissimo di Alberto Sordi. Villaggio disse che a Roma, morire dopo Sordi, era una cosa da stronzi. Mi verrebbe quasi da replicare l’identica battuta.
sabato 12 agosto 2023
vendetta
A forza di sentire parlare dello sputtanamento pubblico dell’imprenditore torinese ai danni della sua fidanzata che lo avrebbe tradito, e se sia stato giusto o no vendicarsi così, mi sono chiesto cosa avrei fatto io al posto suo. Ecco che, come ho sempre fatto in vita mia ogni qualvolta mi sono sentito tradito, sarei partito all’attacco scrivendo di pancia una poesia che avrei immediatamente pubblicato così da sputtanare in grande, ma filtrando il tutto con la scusa dell’arte. Posso dire che, versi o bellissimi o meno, le persone coinvolte non ci sono state bene, dunque la vendetta è arrivata, anche se poi, a mente fredda, non posso dire di sentirmene fiero. In effetti, tutta la storia dell’arte è piena di artisti che hanno sputtanato i propri partner fedifraghi, da Catullo a BZRP Music di Shakira, ogni nostra manifestazione artistica, in pittura o scultura come nella letteratura, nel cinema e nella musica, dal melodramma alla musica pop, è tutta un pullulare di corna e tradimenti, sputtanamenti feroci, rivendicazioni, arrovellamenti e vendette sanguinarie, spesso infantili e odiose, altre studiate fin nei minimi particolari, da gustare fredde. Ma vogliamo parlare del più grande di tutti? Giacomino Leopardi, che col ciclo di Aspasia ha sputtanato nei secoli dei secoli, o almeno negli ultimi due secoli, e senza possibilità di replica, la fedifraga Fanny Targioni Tozzetti colpevole di essere finita a letto con l’assai più prestante Antonio? Ecco, rispetto all’imprenditore torinese, Giacomino Leopardi che matura la sua vendetta in versi meravigliosi e assoluti come la lapidaria A se stesso cos’è, un fuoriclasse senza pari o uno stronzone d’uomo talmente grande al cui confronto l’imprenditore, nella sua povertà espressiva, non è che un dilettante? E dunque, lo perdoniamo perché è stato un grandissimo poeta, Giacomino, o cancelliamo i suoi versi dai libri di scuola in nome di un “politicamente corretto” che rinnega ogni espressione animale, nata nel groviglio delle viscere umane – e le viscere umane sono sporche – per avvicinarsi sempre più ai versi pulitini dell’AI, che non conosce tradimento? E di contro, alla povera Fanny che nel nostro immaginario di lettori passa ormai – e passerà per sempre – per la bugiarda seduttrice che non era, cosa diremo? Come faremo a farci perdonare?
giovedì 10 agosto 2023
cuor di coniglio
*Metrofobia=paura della poesia.